Riflessioni – Chiesa Cattolica Romana (Parte II) – Idolatria e culto dei santi…

Riflessioni – Idolatria e culto dei santi (Parte II) – Idolatria e culto dei santi…

Ad oggi non mi ritengo un credente (non ancora almeno…), tuttavia si è ritenuto necessario, per amor di ‘verità’, denunciare come sia stato, nei secoli, falsato, da parte della Chiesa Cattolica Romana, il messaggio evangelico contenuto nelle Sacre Scritture.

*Articolo tratto dal contenuto di miei vecchi scritti (ovvero di oltre vent’anni fa) qui, semplicemente, ricopiato nella parte di interesse.

N.B. I passi biblici riportati nel seguente studio (nel caso non sia indicato diversamente) sono presi dalla traduzione biblica Nuova Riveduta (società biblica di Ginevra). La parola con carattere maiuscoletto: ‘SIGNORE’, nella traduzione biblica Nuova Riveduta, viene usata per indicare il termine ebraico: ‘Yahweh’ (nome di Dio); la parola con carattere normale: ‘Signore’ è, invece, la traduzione letterale del termine ebraico: ‘Adhonai’. Laddove ricorre ‘Adhonai Yahweh’ è riportato (sempre nella versione Nuova Riveduta) con l’espressione ‘il Signore, DIO’ (per evitare la ripetizione).

In questo studio si affronterà l’argomento, secondo le Sacre Scritture, dell’idolatria e del culto cattolico dei santi.

Iniziamo col riportare gli inerenti passi dell’A.T.:

Esodo 20:4-6:Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti” (Deut. 5:8-10).

Isaia 2:8: “Il suo paese è pieno d’idoli; si prostra davanti all’opera delle sue mani, davanti a ciò che le sue dita hanno fatto”.

Isaia 2:11: Lo sguardo altero dell’uomo sarà umiliato, e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato; il Signore solo sarà esaltato in quel giorno”.

Isaia 2:20-22: In quel giorno, gli uomini getteranno ai topi e ai pipistrelli gli idoli d’argento e d’oro che si erano fatti per adorarli; ed entreranno nelle fessure delle rocce e nei crepacci delle rupi per sottrarsi al terrore…Smettete di confidarvi nell’uomo, nelle cui narici non c’è che un soffio; infatti quale importanza gli si potrebbe attribuire?”.

Isaia 10:10-11: “Come la mia mano è giunta a colpire i regni degli idoli dove le immagini erano più numerose che a Gerusalemme e a Samaria, non posso io forse, come ho fatto a Samaria e ai suoi idoli, fare anche a Gerusalemme e alle sue statue?”.

Isaia 44:9-13,19-20: “Quelli che fabbricano immagini scolpite sono tutti vanità; i loro idoli più cari non giovano a nulla; i loro testimoni non vedono, non capiscono nulla, perché essi siano coperti di vergogna. Chi fabbrica un dio o fonde un’immagine che non gli serve a nulla? Ecco tutti quelli che vi lavorano saranno coperti di vergogna e gli artefici stessi non sono che uomini!…Il fabbro lima il ferro, lo mette nel fuoco, forma l’idolo a colpi di martello e lo lavora con braccio vigoroso; soffre perfino la fame e la forza gli vien meno; non beve acqua e si affatica. Il falegname stende la sua corda, disegna l’idolo con la matita, lo lavora con lo scalpello, lo misura con il compasso, ne fa una figura umana, una bella forma d’uomo, perché abiti una casa…Nessuno rientra in sé stesso e ha conoscimento e intelletto per dire: <Ne ho bruciato la metà nel fuoco, sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane, vi ho arrostito la carne che ho mangiata; con il resto farei un idolo abominevole? Mi inginocchierei davanti a un pezzo di legno?> Un tal uomo si pasce di cenere, il suo cuore sviato lo inganna al punto che non può liberarsene e dire: <Ciò che stringo nella mia destra non è forse una menzogna?>”.

Isaia 45:16: “Saranno svergognati, sì, tutti quanti delusi; se ne andranno tutti assieme coperti di vergogna i fabbricanti d’idoli”.

Isaia 46:5-8: “A chi mi assomigliereste, a chi mi eguagliereste, a chi mi paragonereste, quasi fossimo pari? Costoro prelevano l’oro dalla loro borsa, pesano l’argento nella bilancia, pagano un orefice perché ne faccia un dio per prostrarglisi davanti, per adorarlo. Se lo caricano sulle spalle, lo trasportano, lo mettono sul suo piedistallo; esso sta in piedi e non si muove dal suo posto; benché uno gridi a lui, esso non risponde né lo salva dalla sua afflizione. Ricordatevi di questo e mostratevi uomini! O trasgressori, rientrate in voi stessi”.

Isaia 42:17: Ma volgeranno le spalle, coperti d’infamia, quelli che confidano negli idoli scolpiti e dicono alle immagini fuse: <Voi siete i nostri dèi!>”.

Isaia 42:8: Io sono il SIGNORE; questo è il mio nome; io non darò la mia gloria a un altro, né la lode che mi spetta agli idoli”.

Isaia 30:22: Considererete come cose contaminate le vostre immagini scolpite, ricoperte d’argento, e le vostre immagini fuse, rivestite d’oro, le getterete via come una cosa impura, <Fuori di qui!> Direte loro”.

Isaia 40:18-22: “A chi vorreste assomigliare Dio? Con quale immagine lo rappresentereste? Un’artista fonde l’idolo, l’orafo lo ricopre d’oro e vi salda delle catenelle d’argento. Colui che la povertà costringe ad offrire poco sceglie un legno che non marcisca, e si procura un abile artigiano per fare un idolo che non vacilli. Ma non lo sapete? Non l’avete sentito? Non vi è stato annunziato fin dal principio? Non avete riflettuto sulla fondazione della terra?…”.

Isaia 2:17-18: “L’alterigia dell’uomo sarà umiliata, e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato; il SIGNORE solo sarà esaltato in quel giorno. Gli idoli scompariranno del tutto”.

Isaia 8:19-20: “Se vi si dice:<Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano>, rispondete:<Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza!> Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!”.

Geremia 1:16: Pronunzierò i miei giudizi contro di loro, a causa di tutta la loro malvagità, perché mi hanno abbandonato e hanno offerto il loro incenso ad altri dèi, e si sono prostrati davanti all’opera delle loro mani”.

Geremia 2:26-28: “Come il ladro è confuso quand’è colto sul fatto così sono confusi quelli della casa d’Israele: essi, i loro re, i loro capi, i loro sacerdoti e i loro profeti, i quali dicono al legno: <Tu sei mio padre>, e alla pietra: <Tu ci hai dato la vita!>. Poiché essi mi hanno voltato le spalle e non la faccia; ma nel tempo della loro sventura dicono: <Alzati e salvaci!>. Dove sono i tuoi dèi che ti sei fatti? Si alzino, se ti possono salvare nel tempo della tua sventura! Infatti, o Giuda, tu hai tanti dèi quante città”.

Geremia 7:18-19: “<I figli raccolgono legna, i padri accendono il fuoco, le donne impastano la farina per fare delle focacce alla regina del cielo e per fare libazioni ad altri dèi, per offendermi. È proprio me che offendono>, dice il SIGNORE, <non offendono essi loro stessi a loro vergogna?>”.

Geremia 8:19: “Ecco il grido di angoscia della figlia del mio popolo..<..Il suo re non è più in mezzo a lei?>. <Perché hanno provocato la mia ira con le loro immagini scolpite e con vanità straniere>”.

Geremia 51:17-18: “ogni uomo allora diventa stupido, privo di conoscenza, ogni orafo ha vergogna delle sue immagini scolpite; perché le sue immagini fuse sono menzogna e non c’è soffio vitale in loro. Sono vanità, lavoro d’inganno; nel giorno del castigo, periranno”.

Geremia 10:3-6,8-9,14-16: “<Infatti i costumi dei popoli sono vanità; poiché si taglia un albero nella foresta e le mani dell’operaio lo lavorano con l’ascia; lo si adorna di argento e d’oro, lo si fissa con chiodi e con i martelli perché non si muova. Gli idoli sono come spauracchi in un campo di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli, perché non possono camminare. Non li temete! perché non possono fare nessun male, e non è in loro potere di fare del bene>. Non c’è nessuno pari a te, SIGNORE; tu sei grande, e grande in potenza è il tuo nome…Ma costoro tuttiinsieme sono stupidi e insensati; non è che una dottrina di vanità; non è altro che legno;…opera di scultore e di mano d’orefice; sono vestiti di porpora e di scarlatto, sono tutti lavoro d’abili arteficiogni uomo allora diventa stupido, privo di conoscenza; ogni orafo ha vergogna delle sue immagini scolpite; perché le sue immagini fuse sono menzogna e non c’è soffio vitale in loro. Sono vanità, lavoro di inganno; nel giorno del castigo periranno…”.

Geremia 3:9-10: “Con il rumore delle sue prostituzioni Israele ha contaminato il paese; ha commesso adulterio con la pietra e con il legno; nonostante tutto questo, la sua perfida sorella non è tornata da me…”.

Geremia 19:13: “Le case di Gerusalemme, e le case dei re di Giuda, saranno come il luogo di Tofet, immonde; tutte quelle case sui cui tetti essi hanno offerto profumi a tutto l’esercito del cielo, e fatto libazioni ad altri dèi”. (Geremia 44:17-26).

Geremia 17:5-8: Così parla il SIGNORE: <Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dal SIGNORE! Egli è come una tamerice nel deserto:…Benedetto l’uomo che confida nel SIGNORE, e la cui fiducia è il SIGNORE!…>”.

Ezechiele 16:17-19: “Prendesti pure i tuoi bei gioielli fatti del mio oro e del mio argento, che io ti avevo dati, te ne facesti delle immagini d’uomo e ad esse ti prostituisti; prendesti le tue vesti ricamate e ne ricopristi quelle immagini…tu li mettesti davanti a loro come un profumo di soave odore. Questo si fece! dice DIO, il Signore”.

Ezechiele 20:32: Non avverrà affatto quello che vi passa per la mente quando dite: <Noi saremo come le nazioni, come le famiglie degli altri paesi e renderemo un culto al legno e alla pietra>”.

Deut. 4:25-26: “Quando avrai dei figli e dei figli dei tuoi figli e sarete stati a lungo nel paese, se vi corrompete, se vi fate una scultura che sia immagine di una cosa qualsiasi, se fate ciò che è male agli occhi del SIGNORE, il vostro Dio, e lo irritate, io chiamo oggi come testimoni contro di voi il cielo e la terra, che voi ben presto perirete…”.

Deut. 4:23-24: “Guardatevi dal dimenticare il patto che il SIGNORE, il vostro Dio, ha stabilito con voi e dal farvi una scultura che sia immagine di qualsiasi cosa…il tuo Dio, è un fuoco che divora, un Dio geloso”.

Deut. 4:15-19: “Siccome non vedeste nessuna figura il giorno che il SIGNORE vi parlò in Oreb dal fuoco, badate bene a voi stessi, affinché non vi corrompiate e non vi facciate qualche scultura, la rappresentazione di qualche idolo, la figura di un uomo e di una donna…tu non ti senta attratto a prostrarti davanti a quelle cose e a offrire loro un culto, perché quelle sono le cose che il SIGNORE, il tuo Dio, ha lasciato per tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli”.

Deut. 4:27-31: “Il SIGNORE vi disperderà fra i popoli e solo un piccolo numero di voi sopravviverà in mezzo alle nazioni dove il SIGNORE vi condurrà. Là servirete dèi fatti da mano d’uomo, dèi di legno e di pietra, i quali non vedono, non odono, non mangiano, non annusano. Ma di là cercherai il SIGNORE…negli ultimi tempi, tornerai al SIGNORE…”.

Deut.16:21-22: “Non metterai nessun idolo d’Astarte, fatto di qualsiasi legno, accanto all’altare che costruirai al SIGNORE tuo Dio; e non piazzerai nessuna statua; cosa che il SIGNORE, il tuo Dio odia”. Deut.7:5: “Invece farete loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro statue, abbatterete i loro idoli d’Astarte e darete alle fiamme le loro immagini scolpite”.

Deut. 29:24-26: “…perché sono andati a servire altri dèi e si sono prostrati davanti a loro; dèi che essi non avevano conosciuti e che il SIGNORE non aveva assegnati loro. Per questo si è accesa l’ira del SIGNORE contro questo paese ed egli ha fatto venire su di esso tutte le maledizioni scritte in questo libro”.

Deut. 13:4: “Seguirete il SIGNORE, il vostro Dio, lo temerete, osserverete i suoi comandamenti, ubbidirete alla sua voce, lo servirete e vi terrete stretti a lui”.

Deut. 27:15: “<Maledetto l’uomo che si fa un’immagine scolpita o di metallo fuso, cosa abominevole per il SIGNORE, opera di un artigiano e la pone in luogo occulto!> E tutto il popolo risponderà e dirà:<Amen>”.

Lev. 26:1: Non vi farete e non metterete in piedi né idoli, né sculture, né monumenti. Nel vostro paese non rizzerete pietre scolpite per prostrarvi davanti a loro poiché io sono il SIGNORE vostro Dio”.

Lev. 19:4: Non vi rivolgete agli idoli, e non vi fate degli dèi di metallo fuso. Io sono il SIGNORE vostro Dio”.

Lev. 20:6: “Se qualche persona si rivolge agli spiriti e agli indovini per prostituirsi andando dietro a loro, io volgerò la mia faccia contro quella persona, e la toglierò via dal mezzo del suo popolo”.

Lev. 19:31: “Non vi rivolgete agli spiriti, né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi a causa loro. Io sono il SIGNORE vostro Dio”.

Salmo 115:3-8: “Il nostro Dio è nei cieli; egli fa tutto ciò che gli piace. I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano, la loro gola non emette alcun suono. Come loro sono quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano!”.

Salmo 135:15-18: “Gl’idoli delle nazioni sono argento e oro, opera di mano d’uomo. Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono e non hanno respiro alcuno nella loro bocca. Siano simili a loro quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano”.

Salmo 146:3-9: Non confidate nei principi, né in alcun figlio d’uomo, che non può salvare. Il suo fiato se ne va, ed egli ritorna alla sua terra; in quel giorno periscono i suoi progetti. Beato colui che ha per aiuto il Dio di Giacobbe e la cui speranza è nel SIGNORE, suo Dio, che ha fatto il cielo e la terra…”.

Salmo 73:25-26: Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno”.

Salmo 97:7: Son confusi gli adoratori di immagini e quanti si vantano degl’idoli; si prostrano a lui tutti gli dei”.

Abacuc 2:18-20: A che serve l’immagine scolpita, perché l’artefice la scolpisca? A che serve l’immagine fusa che insegna la menzogna, perché l’artefice confidi nel suo lavoro e fabbrichi idoli muti? Guai a chi dice al legno: <Svegliati!> e alla pietra muta: <Alzati!> Può questa istruire? Ecco, è ricoperta d’oro e d’argento, ma non c’è in lei nessuno spirito. Ma il SIGNORE è nel suo tempio santo; tutta la terra faccia silenzio in sua presenza!”.

Osea 13:2: Ora continuano a peccare, si fanno con il loro argento delle immagini fuse, idoli di loro invenzione, che sono tutti opera d’artefici…”.

Osea 13:4: Eppure, io sono il SIGNOREall’infuori di me non c’è altro salvatore”.

Michea 1:7: “Tutte le sue immagini scolpite saranno infrante, tutte le sue offerte agli idoli saranno arse con il fuoco, io ridurrò tutti i suoi idoli in desolazione, perché sono offerte raccolte come salario di prostituzione…”.

Esodo 20:19-23: “…Voi stessi avete visto che io vi ho parlato dai cieli. Non fatevi altri dèi accanto a me; non vi fate dèi d’argento, né dèi d’oro”.

Esodo 22:20: Chi offre sacrifici ad altri dèi(oggi sarebbero le preghiere), anziché solo al SIGNORE, sarà sterminato come anatema”.

Giobbe 5:1,8-11: Chiama pure! C’è forse chi ti risponda? A quale dei santi (angeli) vorrai tu rivolgerti?Io però vorrei cercare Dio, a Dio vorrei esporre la mia causa; a lui che fa cose grandi, imperscrutabili, meraviglie innumerevoli…”.

1 Re 9:6-9: “Ma se voi o i vostri figli vi allontanate da me, se non osservate i miei comandamenti e le leggi che vi ho posto davanti e andate invece a servire altri dèi e a prostrarvi davanti a loro, io sterminerò Israele dal paese che gli ho dato..<.. si sono attaccati ad altri dèi, si sono prostrati davanti a loro e li hanno serviti; ecco perché il SIGNORE ha fatto venire tutti questi mali su di loro>”.

1 Cronache 10:13-14: “Così morì Saul a causa dell’infedeltà che egli aveva commessa contro il SIGNORE per non aver osservato la parola del SIGNORE, e anche perché aveva interrogato e consultato quelli che evocano gli spiriti mentre non aveva consultato il SIGNORE…”.

Continuiamo adesso col riportare gli inerenti passi del N.T.:

Luca 4:8: “Gesù gli rispose: <Sta scritto: Adora il Signore, il tuo Dio, e a lui solo rendi il tuo culto>” (Matt. 4:10).

Luca 11:27-28: Mentr’egli diceva queste cose, dalla folla una donna alzò la voce e gli disse:<Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti!>. Ma egli disse:<Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!>”.

Luca 16:19-31 (i morti non possono venire sulla terra).

Atti 4:12: In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati”.

Atti 10:25-26: Mentre Pietro entrava, Cornelio, andandogli incontro, si inginocchiò davanti a lui. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: <Alzati, anch’io sono uomo!>”.

Atti 17:29-31: Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall’arte e dall’immaginazione umana. Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano…”.

Atti 4:15-19: “…Ma Pietro e Giovanni risposero loro: <Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio”.

Atti 14:9-18 (Volevano offrire un sacrifico e onore con ghirlande a Paolo e a Barnaba ma essi impedirono alla folla di fare ciò).

Giov. 4:23-24: Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità”.

1 Timoteo 2:5-7: Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore (intercessore) fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo…”.

Colossesi 2:18-19: Nessuno vi derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfio di vanità nella sua mente carnale, senza attenersi al Capo, da cui tutto il corpo, ben fornito e congiunto insieme mediante le giunture e i legamenti, progredisce nella crescita voluta da Dio”.

Romani 1:21-23: “perché pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile…”.

Romani 1:25: essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen”.

Galati 6:14: Ma quanto a me, non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo”.

Ap. 19:9-10: E l’angelo mi disseIo mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo. Ma egli mi disse: <Guardati dal farlo. Io sono un servo come te e come i tuoifratelli che custodiscono la testimonianza di Gesù: adora Dio! Perché la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia>”.

Ap 22:8-9: Io, Giovanni, sono quello che ha udito e visto queste cose. E, dopo averle viste e udite, mi prostrai ai piedi dell’angelo che me le aveva mostrate, per adorarlo. Ma egli mi disse: <Guardati dal farlo; io sono un servo come te e come i tuoi fratelli, i profeti, e come quelli che custodiscono le parole di questo libro. Adora Dio!>”.

Ap. 14:7: “Egli diceva con voce forte: <Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque”.

Ap. 19:4-5: “Allora i ventiquattro anziani e le quattro creature viventi si prostrarono, adorarono Dio che siede sul trono, e dissero: <Amen! Alleluia!> Dal trono venne una voce che diceva: <Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servitori, voi che lo temete, piccoli e grandi>”.

1 Timoteo 1:17: “Al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen”.

Ap. 4:11: Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono” (Solo Dio è degno di lode e di gloria, perché Egli solo è il Creatore).

Ap. 5:13: “E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: <A colui che siede sul trono, e all’Agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli>”.

Ap. 15:4: “Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi sono stati manifestati”.

Romani 8:31-34: “…Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è resuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi”.

Galati 4:8-11: “In quel tempo, è vero, non avendo conoscenza di Dio, avete servito quelli che per natura non sono dèi; ma ora che avete conosciuto Dio, o piuttosto che siete stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi di cui volete rendervi schiavi di nuovo? Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Io temo di essermi affaticato invano per voi”.

1 Corinzi 10:14: Perciò miei cari, fuggite l’idolatria”.

Giacomo 2:8-12: “…Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti. Poiché colui che ha detto: <Non commettere adulterio>, ha detto anche:<Non uccidere>. Quindi, se tu non commetti adulterio ma uccidi, sei trasgressore della legge…”.

Ebrei 12:1-2: “…fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta…”.

1 Giovanni 5:21:Figlioli, guardatevi dagl’idoli”.

2 Corinzi 6:16: E che armonia c’è tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come disse Dio…”.

2 Corinzi 11:14-15: “Non c’è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere”.

Ebrei 1:14: “Essi non sono forse tutti spiriti al servizio di Dio, mandati a servire in favore di quelli che devono ereditare la salvezza?” (gli angeli sono tutti servitori di Dio come lo sono anche i credenti; sono degni di stima e di amore, ma la lode e la gloria va solo a Dio).

Ebrei 4:14-16: “Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”.

Ebrei 7:24-25: “egli invece, poiché rimane in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette. Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro”.

Ebrei 6:20: “dove Gesù è entrato per noi quale precursore, essendo diventato sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec”.

Ebrei 7:11-28 (si ivi parla del sacerdozio eterno e immacolato di Gesù che può con potenza aiutare e salvare chiunque si accosti a Lui). Ap. 4:8-11; Ap. 5:13-14; Ap. 7:11-12 (l’onore, la lode e la gloria spettano solo a Dio e all’Agnello).

Ap. 9:20-21: “Il resto degli uomini che non furono uccisi da questi flagelli, non si ravvidero dalle opere delle loro mani; non cessarono di adorare i demòni e gli idoli d’oro, d’argento, di rame, di pietra e di legno che non possono né vedere, né udire, né camminare…”.

1 Corinzi 1:11-13: Infatti, fratelli miei, mi è stato riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi ci sono contese. Voglio dire che ciascuno di voi dichiara: <Io sono di Paolo>; <Io d’Apollo>; <Io di Cefa>; <Io di Cristo>. Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi state battezzati nel nome di Paolo?”; 1 Corinzi 3:4-8: Quando uno dice:<Io sono di Paolo>; e un altro: <Io sono d’Apollo>; non siete forse uomini carnali? Che cos’è dunque Apollo? E che cos’è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica”; 1 Corinzi 3:21-23: Nessuno dunque si vanti degli uomini, perché tutto viappartiene. Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, le cose presenti, le cose future, tutto è vostro! E voi siete di Cristo; e Cristo è di Dio”; 1 Corinzi 4:6: Ora, fratelli, ho applicato queste cose a me stesso e ad Apollo a causa di voi, perché per nostro mezzo impariate a praticare il non oltre quel che è scritto e non vi gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno dell’altro”.

1 Corinzi 8:4-6: “…sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non c’è che un Dio solo. Poiché, sebbene vi siano cosiddetti dèi, sia in cielo che in terra, come infatti ci sono molti dèi e signori, tuttavia per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo”.

Al punto 2066 del Catechismo cattolico si legge: “La divisione e la numerazione dei comandamenti hanno subito variazioni nel corso della storia. Questo Catechismo segue la divisione dei comandamenti fissata da sant’Agostino e divenuta tradizionale nella Chiesa Cattolica. È pure quella delle confessioni luterane. I Padri greci hanno fatto una divisione un po’ diversa, che si ritrova nelle Chiese ortodosse e nelle comunità riformate”.

Al punto 2069 si legge: “il Decalogo costituisce un tutto indissociabile. Ogni <parola> rimanda a ciascuna delle altre e a tutte; esse si condizionano reciprocamente. Le due tavole si illuminano a vicenda; formano una unità organica. Trasgredire un comandamento è infrangere tutti gli altri”.

Al punto 2076 si legge: “Con il suo agire e con la sua predicazione, Gesù ha attestato la perennità del Decalogo”.

Al punto 2112 si legge: “Il primo comandamento condanna il politeismo. Esige dall’uomo di non credere in altri dèi che nell’unico Dio, di non venerare altre divinità che l’Unico. La Scrittura costantemente richiama a questo rifiuto degli idoli che sono <argento e oro, opera delle mani dell’uomo>, i quali <hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono…>. Questi idoli vani rendono l’uomo vano: <Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida> (Sal. 115,4-5.8). Dio, al contrario, è il <Dio vivente> (Gs. 3,10), che fa vivere e interviene nella storia”.

Al punto 2113 si legge: “L’idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio. C’è idolatria quando l’uomo onora e riverisce una creatura al posto di Dio…”.

Al punto 2131 si legge: “Fondandosi sul ministero del Verbo incarnato, il settimo Concilio ecumenico, a Nicea (nel 787), ha giustificato, contro gli iconoclasti, il culto delle icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di tutti i santi. Incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova <economia> delle immagini”.

La Chiesa Cattolica ha annullato completamente il secondo comandamento del decalogo: Deut. 5:6-21; Esodo 20:1-17. Perché annullarlo? Difatti per la Chiesa Cattolica il secondo comandamento non c’è più. La Chiesa Romana riguardo al secondo comandamento fa peggio di quanto faceva la religione giudaica al tempo di Gesù riguardo al quinto comandamento (“onora tuo padre e tua madre”) del quale ne avevano, ‘semplicemente’, mutato in parte il senso (Marco 7:4-13, Matt. 15:1-9).

La Chiesa Cattolica non si è limitata a mutare il significato di un comandamento, ma ne ha completamente annullato uno (il secondo). Infatti, nei dieci comandamenti cattolici manca il secondo dei dieci delle Sacre Scritture. Essa (la Chiesa Cattolica)ha sdoppiato il decimo, facendolo diventare due comandamenti anziché uno solo, per recuperare il posto del secondo comandamento tolto. Se uno manca un comandamento, in realtà gli viola tutti: Giacomo 2:8-12. Colui che ha detto: “non commettere adulterio”, ha anche detto: “non uccidere”, “non prostrarti davanti ad immagini e statue” e così via dicendo (Esodo 20:1-17). Chi non rispetta il secondo comandamento è un trasgressore di tutto il decalogo.

I comandamenti biblici sono dieci (Deut 4:13), mentre quelli in seno alla Chiesa Cattolica non sono più dieci, ma nove. A portare ulteriore fermezza al fatto che il comandamento del Signore del non prostrarsi davanti a sculture e immagini sia il secondo in posizione nel decalogo biblico e non parte del primo (come dicono, invece, i teologi cattolici), e che il decimo non vada diviso in due, c’è qualcosa di importante, anzi due:

1) Alla fine del decimo comandamento è detto: Esodo 20:17 Non desiderare… né cosa alcuna del tuo prossimo; Deut. 5:21 Non desiderarené cosa alcuna del tuo prossimo.

Con queste ultime parole il comandamento vuol chiudere gli esempi del non desiderare le cose del prossimo, avendone elencate alcune prima; quindi, le ultime parole in sé racchiudono ogni cosa del prossimo che la bramosia dell’uomo può tentare di voler ottenere. Come si può voler dividere questo unico comandamento biblico in due quando è molto chiaro che nelle sue ultime parole si definisce l’avvertimento divino verso ogni tipo di desiderio e per qualsiasi tipo di cosa del prossimo? Dividerlo in due porta il nono comandamento cattolico a essere, in parte, ripetitivo del decimo (sempre di quello cattolico) e allo stesso tempo inutile, visto che nell’ultimo riviene definito il concetto di bramosia in modo più completo e ampio.

Ecco elencati i dieci comandamenti cattolici:

1) Non avrai altro Dio fuori di me.

2) Non nominare il nome di Dio invano.

3) Ricordati di santificare le feste.

4) Onora tuo padre e tua madre.

5) Non uccidere.

6) Non commettere atti impuri.

7) Non rubare.

8) Non dire falsa testimonianza.

9) Non desiderare la donna d’altri.

10) Non desiderare la roba d’altri. (La Bibbia dice: né cosa alcuna del tuo prossimo” e non “ roba d’altri”; questo lo si è fatto, da parte cattolica, per meglio dare supporto alla divisione operata del decimo comandamento biblico e per evidenziare meglio una differenziazione tra il nono e il decimo comandamento cattolico).

Si confrontino con i comandamenti biblici di Esodo 20:1-17 e Deut 5:6-21, e si resterà meravigliati dal fatto che la Chiesa Cattolica ha eliminato completamente il secondo comandamento.

2) Notate, nell’immagine che segue, come tra Esodo 20:1-17 e Deut 5:6-21 i comandamenti vengano riportati nello stesso ordine di tempo e di collocazione, con estrema precisione:

È interessante e decisivo vedere come in Esodo 20:17, riguardo al decimo comandamento, venga detto prima: Non desiderare la casa del tuo prossimo” e solo dopo: non desiderare la moglie del tuo prossimo”, mentre in Deut. 5:21 avviene il contrario, viene detto prima: Non desiderare la moglie del tuo prossimo” e solo dopo: non bramare la casa del tuo prossimo”.

Ciò è possibile solo perché tali avvertimenti divini riguardo al cattivo desiderio o alla bramosia sono parte dello stesso comandamento, tanto da poter esserci stata la libertà nel collocarli senza alcun ordine di importanza nei confronti degli altri del medesimo comandamento, il quale, in definitiva, racchiude un unico e solo comando divino che è quello di non desiderare: “cosa alcuna del tuo prossimo”.

È interessante anche notare come in Esodo 20:17 (nella colonna sinistra), l’avvertimento del “non desiderare la moglie del tuo prossimo”, si trovi in mezzo agli altri avvertimenti divini riguardo al cattivo desiderio, a prova assoluta del fatto che si tratta di un unico comandamento e non di due, altrimenti che ci starebbe a fare un comandamento in mezzo ad un altro?

La Chiesa Romana afferma (per giustificare il vuoto derivante dall’annientamento del secondo comandamento) che il decimo sia in realtà, non uno, ma due comandamenti. Tutto ciò, per quanto predetto, è impossibile, inoltre, sarebbe anche strano che nell’elencare, in tutti e due i libri (Esodo e Deuteronomio), i dieci comandamenti del decalogo, che sono tutti trascritti e collocati nello stesso ordine, si sarebbe, invece, fatta confusione per gli ultimi due comandamenti.

Infatti, in Esodo 20:17 si troverebbe come nono comandamento: “Non desiderare la casa del tuo prossimo”, mentre in Deut. 5:21: “Non desiderare la moglie del tuo prossimo”.

Tutto ciò sarebbe strano al fronte del fatto che mentre si sono elencati tutti gli altri comandamenti nello stesso ordine, qui si sarebbe, invece, dovuto fare, inspiegabilmente, un po’ di confusione, ovvero il “Non avere altri dèi…”, “Non farti scultura…”, “Non pronunciare il nome del SIGNORE…”, “Ricordati del giorno del riposo…”, “Onora tuo padre e tua madre…”, “Non uccidere”, “Non commettere adulterio”, “Non rubare”, “Non attestare il falso…” sono tutti comandamenti (come del resto anche l’ultimo: il decimo) che sono stati riportati nello stesso ordine di collocazione, sia dal libro di Esodo che dal libro del Deuteronomio.

L’ultimo (per i teologi cattolici, gli ultimi due) inizia in Esodo con: “Non desiderare la casa del tuo prossimo”, mentre in Deut. con: “Non desiderare la moglie del tuo prossimo”.

Chiederei ai teologi cattolici com’è possibile che mentre per tutti i comandamenti sopra elencati ci sia stata precisione in entrambi i due libri (gli unici poi che contengono il decalogo per intero nella Bibbia), che li riportano collocati nello stesso ordine, per ‘gli ultimi due’ (secondo i teologi cattolici sono due) no? Ovvero, perché dovrebbe esserci stata confusione? Da parte di chi poi?

La verità è che il “non desiderare la moglie del tuo prossimo”, “non desiderare la casa, l’asino, il campo e cosa alcuna del tuo prossimo” sono lo stesso comandamento; è un po’ ciò che è avvenuto per il comandamento del giorno del riposo (il quarto), fra i due libri, infatti, pur riportando lo stesso ordine di posizione, nella serie dei comandamenti divini, vi è, a volte, un’annotazione e un uso di qualche parola differente all’interno di qualche singolo comandamento. Ma l’ordine di collocazione di tutti i singoli comandamenti è lo stesso in ogni libro.

In Deut. semplicemente l’autore (Mosè) rievocando alcune parti della legge di Dio (in questo caso i comandamenti), circa trentott’anni dopo averle avute sul Monte Sinai annotò ad esempio, nel quarto comandamento, ulteriori parole del Signore a lui stesso rivelate, portando al comandamento stesso un quadro più completo e ampio.

(Si veda come in Esodo 20:1 è scritto: “Allora Dio pronunciò tutte queste parole:” in Deut 5:5, invece: “Io stavo allora tra il SIGNORE e voi per riferirvi la parola del SIGNORE, perché voi avevate paura di quel fuoco e non siete saliti sul monte. Egli disse…”).

Mosè ripeté la legge di Dio e la raccomandò di nuovo al suo popolo. Sono trascorsi circa trentott’anni dal momento in cui la maggior parte dell’antica legislazione è stata data; in Deut. si ripete la legge alla vigilia del possesso di Canaan; la nuova generazione viene convocata al fine di ascoltare la legge della nazione per comprenderne meglio il significato spirituale e poter partecipare, in piena conoscenza, al patto concluso da Dio con i padri, i quali erano morti, per il loro peccato, nei quarant’anni nel deserto. Insomma, per il decimo comandamento biblico non avviene nulla di strano; in Deuteronomio, rispetto al libro dell’Esodo, ci troviamo aggiunte le parole “né il suo campo”, le parole iniziali sono solo in un ordine diverso, ma è proprio questo che da solo basterebbe per spiegare che si tratta di un unico comandamento.

Notare, come anche riguardo al quinto comandamento in Esodo 20:12 e Deut 5:16 siano state usate alcune parole diverse da un libro all’altro e nel caso di Deut. delle precisazioni in più rispetto al libro dell’Esodo. Tutto ciò dovrebbe farci capire come l’ordine di collocazione dei comandamenti nei due libri sia precisamente identico, è solo nel contesto di qualche singolo comandamento che troviamo piccole aggiunte o alcune diversità di parole; ciò è un ulteriore e decisivo vantaggio a favore di quanto si sta discutendo riguardo al decimo comandamento.

Il primo comandamento dichiara: Esodo 20:2-3; Deut 5:6-7 “Io sono il SIGNORE, il tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avere altri dèi oltre a me”; Gesù per maggiore precisazione, anche se è già chiaro nel comandamento, aggiunge: Matt. 4:10; Luca 4:8 “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il tuo culto”.

Il culto dei santi e delle reliquie è da considerarsi idolatria, inoltre, la Bibbia insegna che neppure agli angeli è dovuto il culto: Ap. 19:9-10; Ap. 22:8-9; Colossesi 2:18-19, e ribadisce che il culto è dovuto solo a Dio.

Ecco il secondo comandamento cosa dice: Esodo 20:4-6; Deut 5:8-10 “Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché, io il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso…”.

La Bibbia insegna ad adorare Dio in spirito e verità come del resto, secondo le Sacre Scritture, Egli è: Giov. 4:23-24; il secondo comandamento stigmatizza il culto delle statue e delle immagini, un rito questo prettamente pagano.

È da notare che il secondo comandamento dice: “..Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose…Non ti prostrare davanti a loro e non li servire..”. Dice proprio ‘alcuna’ immagine allo scopo di prostrarvisi davanti e servirla; ciò è determinante ed elimina senza ombra di dubbio la possibilità che le immagini e sculture cattoliche possano essere lecite nel loro uso. “Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi il tuo culto” (Matt. 4:10; Luca 4:8).

In questa frase sono racchiuse due precisazioni molto importanti: “Adora il Signore Dio tuo”; e l’altra “e a lui solo rendi il tuo culto”. Gesù ha tolto così ogni equivoco, ha eliminato la differenziazione del culto che fanno i teologi cattolici con il termine adorazione (a Dio) e venerazione (ai santi morti e agli angeli) per la questione del culto, infatti, Egli, togliendo ogni distinzione in merito, ovvero che il culto è dovuto soltanto a Dio: Matt. 4:10; Luca 4:8 e a lui solo rendi il tuo culto”; esclude, senza ombra di dubbio, che possa o debba offrirsi un qualsivoglia culto di venerazione ai ‘santi’ (morti o vivi), ad angeli, alla Madonna, ecc..

Tale culto risulterebbe, se attuato, un culto prettamente pagano, estraneo, in modo assoluto, al vero cristianesimo.

Il primo comandamento biblico dice anche esplicitamente “Non avere altri dèi oltre a me”, ma la Chiesa Cattolica, come è nel suo uso, ne ha modificato, in tal senso, qualche parola.

Il comandamento biblico dice: “Non avere altri dèi oltre a me”, quello cattolico dice, invece: “Non avere altro Dio fuori di me”. Nel comandamento biblico, molto più chiaro e ampio, intendiamo bene come Dio non voglia che l’uomo abbi dèi di alcun tipo (non solo un altro Dio) oltre all’unica divinità che è Lui. Ciò fa comprendere come anche il divinizzare, ad esempio, Maria come Madonna, come ‘Madre di Dio’, i santi, gli angeli ecc., li porti a essere nel culto comune, in qualche modo, come dèi, inferiori sì a Dio, ma pur sempre dèi, oltre all’unica divinità che è Dio.

La Chiesa Cattolica ha ‘pensato bene’ di alterarne qualche parola così da far credere che si violi il comandamento solo quando si adori un Dio diverso dall’unico vero Dio e quando i suddetti dèi non appartengono alla ‘famiglia’ di Dio.

Il comandamento parla chiaro: “Non avere altri dèi oltre a me”, ovvero esseri divinizzati dall’uomo, sia che siano ‘fuori’ dalla ‘famiglia di Dio’, sia che siano ‘dentro’, in quanto pur sempre sono e rimangono dèi oltre all’unico vero Dio.

L’abrogazione delle ordinanze (sacrificali, cerimoniali) locali e temporanee non comportò quella del decalogo, imperativo divino valido per i cristiani oltre che per gli ebrei (Esodo 20:1-17; Deut 5:6-21; Efesini 6:2-3; Matt. 5:21-22; Matt 19:18-19; Romani 13:8-10; ecc..).

La classificazione cattolica riguardo ai comandamenti di Dio deriva, grosso modo, da un’idea di Agostino il quale volle dividere i dieci comandamenti con una suddivisione numerica simbolica: 3-7. La prima parte comprendente tre comandamenti riguardava i doveri verso Dio, la seconda parte comprendente sette comandamenti, i doveri verso il prossimo. Egli adottò questa suddivisione perché, in qualche modo, faceva risultare le cifre simboliche 3 e 7 ricorrenti di frequente nella Bibbia, ma la prima parte doveva comprendere anche l’ordinanza relativa al giorno del riposo (quarto comandamento)e per avere quindi solo tre comandamenti in questa parte Agostino fuse insieme la proibizione di avere altri dèi oltre a Dio (primo comandamento), e l’interdizione di farsi immagini scolpite a scopo di culto (secondo comandamento), poi ottenne sette comandamenti nella seconda parte dividendo in due, l’ultimo comandamento biblico (il decimo) relativo alla bramosia. (È altresì chiaro, invece, che i comandamenti che riguardano i doveri verso Dio sono quattro -i primi quattro- e quelli che riguardano i doveri verso il prossimo sono sei -gli ultimi sei-).

L’avvertimento divino di non desiderare la donna d’altri divenne il nono comandamento e quello di non desiderare la casa del prossimo e quant’altro il decimo. Questa suddivisione del decimo comandamento in due è assolutamente illogica e inopportuna; essa fa una distinzione arbitraria fra due tipi di bramosie: il desiderare la donna del prossimo e il desiderare ogni cosa che è del prossimo. È chiaro che non ci sono due tipologie di bramosie, ma una; il comandamento (il decimo) vuol semplicemente dire di non desiderare del prossimo, né la sua donna, né la sua casa, né il suo campo, né quant’altro.

Nel Catechismo cattolico il primo comandamento dice semplicemente: “Non avrai altro Dio fuori di me”. Viene così passata sotto silenzio la lunga e solenne proibizione di farsi immagini scolpite, statue ed altre rappresentazioni a scopo di culto: Esodo 20:4-6; Deut. 5:8-10.

Urge precisare che anche nell’ipotesi in cui il secondo comandamento qui discusso fosse, come dichiara la Chiesa Cattolica, parte del primo, dove sta scritto che tali ordini divini, in esso posti, debbano essere annullati e/o non rispettati? Se facesse parte del primo rimarrebbe pur sempre un comando divino da osservare (‘non prostrarsi davanti alcune immagini e non servirle’).

La Chiesa Cattolica, pur immagazzinando il secondo nel primo, non può sfuggire al fatto che così facendo, non annunciandolo al popolo e non mettendolo in pratica per niente, ammesso che non annulli un comandamento intero (come del resto accade), ne annulla comunque una parte grande del ‘primo’ che risulta essere, secondo le Sacre Scritture, così importante e solenne per Dio: Esodo 20:4-6; Deut. 5:8-10.

Nel decalogo di Dio, quello biblico, il secondo comandamento proibisce in modo formale e solenne il fare rappresentazioni e statue a scopo di culto, di esseri umani, angelici, ecc., di prostrarsi davanti ad esse (ovvero inginocchiarsi) e di servire loro (con altari, ceri, preghiere, venerazione e adorazione).

Il Signore ha riassunto i doveri dell’uomo verso Dio in questa parola: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Matt. 22:36-38; Marco 12:29-30). Questo è il primo grande comandamento e che raggruppa e riassume in sé i primi quattro comandamenti del decalogo, che sono in riferimento alla devozione e adorazione dovuta a Dio. Egli ha pure riassunto i doveri dell’uomo verso il prossimo in: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Matt. 22:39; Marco 12:31). Questo è il secondo grande comandamento e che raggruppa e riassume in sé gli ultimi sei comandamenti del decalogo che sono in riferimento al rispetto e all’amore verso il prossimo.

La Chiesa Cattolica giustifica il culto delle immagini, della Madonna e dei santi dichiarando che si offre a questi solo culto d’onore e venerazione (‘Dulia’ per i santi, ‘Iperdulia’ per la Madonna) mentre solo Dio viene adorato (‘Latria’). Sta di fatto che in realtà non è così.

Comunque sia, il secondo comandamento proibisce in maniera formale e sostanziale di fare rappresentazioni e/o statue di esseri umani, di essere angelici a scopo di culto, di prostrarsi dinnanzi ad esse e di servire loro, ad esempio con gli altari in loro onore, i ceri, le preghiere, le invocazioni di aiuto, e quant’altro.

Gli apostoli misero spesso in guardia, e in maniera solenne, i credenti contro gli idoli di tutti i tipi e genere: 1 Giov. 5:21 “Figlioli, guardatevi dagl’idoli”; 1Corinzi 10:14: “Perciò, miei cari, fuggite l’idolatria”.

Il Signore ha ordinato di osservare tutti i suoi comandamenti: 1 Giov 2:3-5; 1 Giov. 3:22-24; 1 Giov. 5:2-3; 2 Giov. v.6; Matt.19:16-21; Luca 11:28; Luca 18:18-27; Giov.14:15,21; Giov 15:10; 1 Corinzi 7:19; Marco 10:17-27; Esodo 34:28; Lev. 26:3; Lev 26:14-16; Deut. 4:2; Deut. 4:13; Deut. 4:40; Deut. 5:10; Deut. 5:29; Deut. 5:32-33; Deut. 6:1-9; Deut. 7:9-10; Deut. 8:1,6; Deut. 10:4; Deut. 11:13-14; Deut. 11:26-28; Deut. 12:32; Deut. 13:4; Deut. 28:9; Deut. 28:13-15; Esodo 20:6; Esodo 31:18; Esodo 32:16; 1 Re 8:61; 1 Re 9:6-7,9; 1 Cronache 28:8; 2 Cronache 24:20; Ecclesiaste 12:15; Neemia 1:5,9; Salmo103:17-18; Salmo 119:151,172; Proverbi 3:1-2; Proverbi 4:4; Daniele 9:4 (tutti e non solo nove).

L’idolatria nel seno della Chiesa cristiana di ‘massa’ (ormai avviata, senza possibilità di tornare indietro, verso l’esordio e la nascita della Chiesa Cattolica) iniziò a causa del sincretismo (si legga lo studio precedente dal nome: Riflessione – Chiesa Cattolica Romana (Parte I) – Tradizione della Chiesa Cattolica o Sacra Scrittura?), il quale portò a un accomodamento fra il vero cristianesimo già gnosticizzato e la religione pagana!

Nel IV sec. d.C., nel periodo in cui i pagani entravano in massa nella Chiesa (con l’Editto di tolleranza e l’Editto di Tessalonica…), si introdussero delle immagini in alcuni edifici cristiani, ma soltanto, così si diceva, per ornamento e per istruire il popolo.

Nel 736 Leone d’Isaurico, Imperatore d’Oriente, promulgò degli editti contro le immagini, che oramai erano diventate oggetti di culto per il popolo.

Nel 780 l’Imperatrice Irene reintrodusse il culto nella Chiesa d’Oriente cosa che fu ratificata nel 787 dal II Concilio di Nicea; ciò però urtò contro un’opposizione tenace contraria a tale dottrina anticristiana.

Il II Concilio di Nicea del 787 sancì il culto delle immagini dopo numerosissime opposizioni in ambito della Chiesa da alti esponenti e non; tali opposizioni forti continuarono per circa due secoli ancora dopo il Concilio del 787.

Nel 754, il Concilio di Costantinopoli aveva dichiarato eretico e idolatrico il culto delle immagini; ciò venne ribaltato poi dal II Concilio di Nicea (787), il quale contraddisse in pieno quanto deciso dal Concilio di Costantinopoli del 754.

Successivamente, il Concilio di Francoforte del 794 condannò nuovamente il culto delle immagini; la decisione ne permetteva la presenza solo nelle chiese a condizione che non si rendesse loro un culto. Il Concilio di Parigi poi, nel 825, confermò questa decisione, ma la superstizione popolare, purtroppo, prevalse su queste giuste decisioni.

In Oriente verso il IX sec. e in Occidente verso il X sec. il culto delle immagini è introdotto nuovamente e rifiorisce.

Si comprendono subito due cose: la prima è la non infallibilità dei Concili cattolici i quali si contraddissero a vicenda numerose volte e non solo su questa questione; la seconda è che il culto delle immagini rappresentò vivamente, per un lungo periodo, un problema per la Chiesa Cattolica, nella quale vi furono forti divisioni riguardo a tale questione, a dimostrazione del fatto che tale culto non è stato tramandato dalla Chiesa primitiva, né tanto meno è consigliata dalla Sacra Scrittura (che anzi si oppone con forza a tale opera iniqua).

La cosa interessante è che nel seno della Chiesa Romana vi è proprio la prova di questo nei suoi decreti conciliari del 754 (Costantinopoli), del 794 (Francoforte) e dell’825 (Parigi). Per cui è utile prendere coscienza che il culto delle immagini che oggi la Chiesa Cattolica vanta essere una tradizione giusta così non è e, oltre al fatto che la Bibbia si oppone ferocemente, sta di fatto che perfino in seno alla Chiesa Cattolica stessa non si fu concordi su ciò per lungo tempo, dimostrando ancora di più che la sorgente di tale culto viene dal popolo pagano, ovvero dalle antiche tradizioni pagane.

Possibile che non si riesca a capire che prostrandosi davanti ad una Madonnina, una statua di padre Pio, ecc., ci si prostra solo davanti ad un pezzo di legno, di gesso o di metallo fuso? Uno prende un pezzo di legno, gli dà una figura umana, una figura di padre Pio, o di un altro qualsiasi, e gli si prostra dinnanzi invocando il nome di tale ‘santo’, lo venera, lo prega, gli chiede aiuto per i problemi quotidiani e non; possibile, dico, che uno non possa rendersi conto che quel pezzo di legno tale era e tale è rimasto?

Che l’aver dato un’immagine umana al pezzo di legno non può cambiarne la natura? Isaia 44:19-20; Isaia 44:12-13; Geremia 10:3-6,8-9,14-16; Geremia 51:17-19; ecc..

Che prostrarsi davanti a quell’immagine significa prostrarsi davanti ad un innocuo pezzo di legno, di gesso o di metallo fuso? Non è stupido e menzognero tutto ciò? Non è abominevole, come Dio stesso afferma? Non è al pezzo di legno o tramite esso che chiede aiuto il devoto? Qualcuno forse sarebbe tanto folle da prostrarsi, per esempio, davanti a un pezzo di legno come quello da ardere? Non credo! Allora perché farlo se esso porta un’immagine umana? Forse la sua natura cambia? Non è sempre legno?

I teologi cattolici dicono spesso: “Ma noi non veneriamo l’immagine in sé ma colui che viene rappresentato, il santo, la Madonna, ecc.”, ma Dio, secondo le Sacre Scritture, proibisce, tra le altre cose, anche qualunque tipo di contatto con le anime dei defunti santi o non: Lev. 20:6; c.19:31 (lo vedremo più avanti) e ordina di invocare solo Lui, il Creatore, l’unico che può salvare e redimere.

La Chiesa Romana insegna (tra le tante idiozie) l’invocazione dei santi morti (cosa abominevole per le Sacre Scritture) portando il popolo, inconsciamente, a considerarli come degli dèi, anime potenti con qualità e peculiarità che sono, invece, uniche di Dio.

L’idolatria implica l’oggetto da una parte e la devozione dall’altra.

I cherubini che costruì Mosè, per ordine divino, alle due estremità del propiziatorio, non furono ordinati allo scopo che il popolo li dovesse servire o che dovesse rendere loro una qualche forma di culto, mentre le immagini e sculture cattoliche, ordinate dalla teologia romana, sono fatte per rendere a loro e a coloro che essi rappresentano un vero e proprio culto che non importa come venga chiamato, se adorazione o venerazione, rimane sempre un culto e perciò in feroce contrasto con il contenuto delle Sacre Scritture (leggere per le altre raffigurazioni di cherubini e dei due cherubini lavorati al martello alle due estremità del propiziatorio: Esodo 25:18-20; c.26:1; c.26:31; c.36:8; c.36:35; c.37:7-9; 1 Re 7:29,36; 1 Re 8:6-7; 1 Re 6:23-24,27-29,32,35 ).

Maria, madre di Gesù, e i ‘santi’, rappresentati dalle statue cattoliche, sono dei morti non ancora resuscitati: Giov. 6:40; 1 Corinzi 15:22-23. L’A.T. proibiva sotto pena di morte o, nei migliori casi, d’anatema, il cercare di entrare in contatto con i defunti anche se credenti, santi e profeti: Lev. 20:6; Lev. 20:27; Lev 19:31 (Dio, secondo le Sacre Scritture, non vuole che si evochino i morti, credenti o non). Deut. 18:11-14 (nessuno può consultare gli spiriti, tanto meno cercare di farlo attraverso degli spiritisti).

1 Samuele 28:3-19; Saul muore per aver voluto evocare l’anima di un ‘santo’, di un profeta, morto (Samuele il profeta), anziché l’Eterno (C’è da chiedersi anche se colui che apparve all’evocatrice di spiriti non fosse il Signore stesso, ovvero l’Angelo dell’Eterno, il quale poté aver simulato le sembianze di Samuele, anche alla luce di quanto dice il passo di Luca: 16:27-31, e di quanto afferma la Scrittura Sacra in generale. Ad ogni modo può anche essere che in quella occasione sia stato davvero Samuele ad apparire, ma ciò solo per eccezione, dietro volontà suprema di Dio, ma con la relativa punizione per Saul disubbidiente: 1 Cronache 10:13-14 -Saul morì perché, invece, di consultare il Signore, decise di consultare l’anima di Samuele-). Secondo le Sacre Scritture (a parte il citato, ed eventuale caso eccezionale, dell’evocazione di Samuele da parte di Saul) gli spiriti evocati e che si manifestano non sono anime di uomini deceduti, ma demòni e forze spirituali malefiche, menzognere. Le anime dei defunti, secondo la Bibbia, sono sotto il dominio di Dio e non sotto la volontà degli evocatori che a loro piacimento, come se avessero qualche potere sull’aldilà, credono di poterli evocare.

Isaia 8:19-20: “…Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza!…”. Che differenza ci dovrebbe essere, nella sostanza dico, tra l’andare da un medium per evocare un’anima di un defunto con l’evocarlo per ‘conto proprio’…? Cercare un contatto con un ‘santo’ trapassato, pregarlo, invocarlo, chiamarlo per nome, prostrarsi davanti a una sua immagine scolpita, venerarlo, servirlo, come si fa in ambito cattolico, non è forse ancora peggio del semplice, ma pur grave, contatto con un medium per evocare un’anima defunta?

Lev. 19:31; c. 20:6: se qualche persona si rivolge agli spiriti e agli indovini”, è proibito non solo evocarli attraverso un medium o un indovino, ma anche per ‘conto proprio’… È evidente che pregare, essere devoti, venerare, invocare, prostrarsi, servire, un ‘santo’ defunto è più che evocarlo

A coloro che, maliziosamente, tentano di sviare il problema affermando che oggi, tuttavia, si venerano solo i ‘santi’ e non i defunti ‘normali’, bisognerebbe ricordare che Samuele era un profeta, credente e santo, perché su di lui fu la Parola di Dio e il suo Spirito, ma, nel cercare un contatto con lui, Saul ebbe comunque una punizione dal Signore, ovvero la morte.

La Chiesa Romana incoraggia il culto delle statue e delle rappresentazioni di Cristo, della Vergine e dei santi, giustificandolo col dire che a questi ultimi (alla Vergine e ai santi) viene reso solo onore e venerazione, ma si adora solo Dio e il suo divino Figliolo, tuttavia, il decalogo di Mosè proibisce esplicitamente di fare qualsiasi immagine di uomo, di donna o di qualsiasi altro essere (Deut 4:15-18; c. 4:23-24) a scopo di culto, venerazione o adorazione.

Il secondo comandamento del decalogo, uno dei più lunghi e solenni, insiste sul divieto di servire le immagini e di prostrarsi dinnanzi ad esse. È quindi proibito porle su altari, inginocchiarsi dinnanzi ad esse, bruciare ceri in loro onore, rivolgere loro preghiere, e portarle in processione.

Il N.T. indica le ragioni spirituali di tali proibizioni: per prima cosa è Cristo Gesù l’unico mediatore e intercessore Onnipotente, e rivolgersi ad altre creature come ipotetici intercessori significa offenderlo: Atti 4:12; Romani 8:31-34; 1 Timoteo 2:5-7; Ebrei 7:24-25; c.9:24. D’altro canto, se è evidente che una statua non è altro che un po’ di marmo, di metallo o di gesso, per Paolo, il culto reso all’idolo è in realtà reso ai demòni: 1 Corinzi 10:19-22.

Questa parola può sembrare molto dura, ma è chiaro che un atto religioso, proibito da Dio, può recare profitto solo all’avversario…

Nell’ebraico del vecchio testamento la frase: “e si prostrò con la faccia a terra” serviva ad esprimere la forma di rispetto in uso tra i popoli d’Oriente in circostanze svariate nei confronti di particolari uomini: Genesi 33:3; c. 42:6; 2 Samuele 24:20 (ma anche a Dio: Genesi 24:52; Salmi 95:6); un rispetto e un uso che volevano dimostrare l’umiltà di chi si accingeva a operarli. Era assolutamente proibito osservare questo atteggiamento nei riguardi degli idoli o di immagini scolpite riguardanti i defunti, gli angeli o perfino di Dio, perché ciò implicava un’adorazione e venerazione (Esodo 20:5) all’idolo stesso e a chi vi era rappresentato.

Quanto accadeva col: “e si prostrò con la faccia a terra”, nei riguardi di un uomo, significava solo un gesto di rispetto e di umiliazione in uso in Oriente, nei confronti di una tal persona, ma mai un culto di venerazione o di esaltazione; quello riguardava e riguarda solo Dio.

Nell’A.T. vi è un esempio chiave riguardo l’adorazione nei confronti di Dio, con l’illecito servirsi delle immagini anche se con esse si voglia interpretare e servire un culto a Dio. Esodo 32:4: “…O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto”; Esodo 32:5: “Quando Aaronne vide questo, costruì un altare davanti al vitello ed esclamò: Domani sarà festa in onore del SIGNORE” (Yahweh).

Aaronne (come del resto anche il popolo) aveva assistito di persona ai grandi prodigi e segni operati dal Dio Yahweh, ad esempio in Esodo 20:18-21, ecc., le piaghe d’Egitto, il passaggio del Mar Rosso con gli egiziani sommersi dall’acqua, e così via dicendo; egli era stato vicinissimo a Mosè (era il fratello) ed aveva avuto l’incarico di profeta di Dio (Esodo 7:1-7); egli (Aaronne) e il popolo sapevano bene che a farli uscire dal paese d’Egitto era stato il Dio di Mosè, il Dio di Abraamo, d’Isacco e di Giacobbe, loro padri (Esodo 3:13-18), perciò quando Aaronne pronuncia tali parole (Esodo 32:4-5), egli si rivolge proprio al Dio di Mosè, del quale aveva visto grandi segni e prodigi, ma Dio rifiuta tale culto anche se è nel suo nome. Esodo 32:8: “…O Israele questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto” (leggere tutto Esodo 32:1-10). Deut 9:12: “…hanno ben presto lasciato la via che io avevo loro ordinato di seguire; si sono fatti un immagine di metallo fuso”; c.9:16-21.

Notare come il popolo sapesse bene quale dio avesse fatto uscire Israele dall’Egitto, ovvero il Dio di Mosè: Esodo 14:31 (leggere anche tutto il c. 15). Aaronne costruì un altare davanti al vitello d’oro ed esclamò: “…Domani sarà festa in onore del SIGNORE Esodo 32:5 (la parola: ‘SIGNORE’, qui con carattere maiuscoletto, nella versione Nuova Riveduta -società biblica di Ginevra- indica, appunto, il termine ‘Yahweh’, nome del Dio di Mosè). È alquanto chiaro che Aaronne si riferiva al Dio di Abraamo e di Mosè, perché lo chiama con il nome ‘Yahweh’, e anche per via dei segni che egli aveva visto e che non avrebbero potuto portarlo, di colpo, a credere in un altro dio salvatore del suo popolo, all’infuori del Dio Yahweh. Egli stesso assieme a Mosè aveva operato prodigi nel nome del Signore: Esodo 7:9-10; c. 7:19-21; c. 8:5-7; c. 8:16; ecc..

Mosè e i figli d’Israele, dopo aver visto le piaghe di Dio colpire l’Egitto e la potenza del Dio Yahweh scatenarsi sugli egiziani (che li fece affogare nel Mar Rosso: Esodo c. 14), cantarono un cantico al Signore Yahweh: Esodo c. 15, per cui gli israeliti ed Aaronne quando invocarono il nome di Yahweh, servendosi del vitello d’oro, non facevano altro (oltre all’assoluta evidenza del nome che diedero al vitello: ‘Yahweh’) che invocare il Dio dei loro padri, Abraamo, Isacco e Giacobbe, ma a Dio ciò non piacque per niente, perché lo si invocò attraverso l’imperfezione di un’immagine, di un idolo, di un qualcosa di metallo fuso, indipendentemente dall’immagine in se stessa, infatti era l’azione del rivolgersi a Lui tramite un idolo, una scultura, che non piacque a Dio.

È inverosimile che dopo tanti segni e miracoli operati dal Dio Yahweh, Aaronne, soprattutto, ma anche il popolo, potessero credere e invocare un altro dio, al di fuori del Dio Yahweh; infatti lo chiamarono appunto Yahweh. Dio come parlò a Mosè, in alcune occasioni aveva parlato direttamente anche ad Aaronne: Esodo 4:27; c. 7:8-10; c.9:8; c. 12:1-3, c. 12:43; ecc..

Il Signore Yahweh aveva parlato anche ad Aaronne, in modo diretto e quando egli inaugurò il vitello d’oro non poté non farlo in onore del Signore di Mosè che gli aveva parlato personalmente; infatti lo chiamò appunto Yahweh: Domani sarà festa in onore di Yahweh (SIGNORE), il Signore d’Israele, Colui che gli aveva parlato direttamente e che aveva operato grandi prodigi e segni, per mezzo suo e di Mosè, davanti al popolo intero.

Nel richiedere ad Aaronne di fare loro un ‘dio’, il popolo non intendeva dire un ‘dio’ che prendesse il posto di Yahweh, il Dio dei loro padri e di Mosè, ma piuttosto un visibile e tangibile oggetto da seguire col nome e nel nome di Yahweh (un po’ come fanno i cattolici): Esodo 32:1. Aaronne in virtù di questo accondiscese alla loro richiesta, e presi gli anelli d’oro del popolo, “…dopo aver cesellato lo stampo, ne fece un vitello di metallo fuso…” Esodo 32:4.

Come abbiamo già visto, Aaronne non poteva credere, e accettare tale cosa (da parte del popolo), se non in onore del Dio Yahweh: Domani sarà festa in onore di Yahweh”, il quale aveva a lui parlato e che aveva operato prodigi meravigliosi, di cui egli stesso a volte ne era stato lo strumento e il tramite. Con quella immagine fusa si supponeva, in qualche modo, nell’ignoranza del popolo d’Israele, di aver rappresentato l’Iddio dei loro padri, il Signore di Mosè (Salmo 106:19-20). Si noti, per maggior comprensione, come in 1 Re 7:29,36 viene detto che furono scolpiti oltre a dei cherubini, nel tempio del Signore, anche dei buoi e dei leoni (vedere anche 1 Re 7:25).

Per un vitello d’oro il Signore si era adirato ferocemente e si era accesa la sua ira sul popolo uscito dall’Egitto, invece, per i buoi e i leoni del tempio non avviene la stessa cosa. In realtà, non è l’immagine in se stessa o la scultura che è, secondo le Sacre Scritture, in abominio a Dio (a meno che non vi sia raffigurato o scolpito qualcosa o qualcuno in modo non appropriato), ma il culto che si pretende voler rendere a questi. In quel caso il vitello d’oro fu fatto per offrire attraverso di esso un culto al Signore Yahweh , il quale, invece, è Spirito; in questo caso i leoni, i buoi e i cherubini servivano di abbellimento e, in alcuni casi, anche per pura simbologia; nient’altro, nessun culto doveva essere reso ai cherubini, ai buoi o ai leoni (specialmente poi attraverso loro rappresentazioni), ma solo a Dio e solo in spirito e verità, come Egli, secondo le Sacre Scritture, è: Giov. 4:23-24.

Questi non furono mai costruiti e scolpiti a scopo di culto, come, invece, avviene oggi in ambito cattolico per le numerosissime immagini e sculture e quant’altro, ma solo per ornamento e a volte anche per puro senso simbolico. Il secondo comandamento proibiva e proibisce il prostrarsi davanti ad alcun tipo di immagine e scultura e soprattutto di ‘servirle’: Esodo 20:4-6; Deut 5:8-10. Gesù disse che ogni forma di culto deve essere resa solo a Dio: Matt. 4:10; Luca 4:8. Notare poi in 1 Re 7:25 come addirittura nel tempio del Signore il mare di bronzo posasse su dodici buoi di metallo (che probabilmente rappresentavano le dodici tribù d’Israele)a prova del fatto che Dio non proibiva le immagini, ma solo quelle che sarebbero state usate per un culto e per essere servite.

Oggi, secondo le Sacre Scritture, la legge di Dio riguardo al secondo comandamento rimane invariata in modo assoluto. Il popolo quando costruì il vitello d’oro aveva già ricevuto da Dio il secondo comandamento in forma verbale assieme agli altri nove (i comandamenti scolpiti sulle due pietre, Mosè li ricevette in seguito dal Signore, ovvero nei quaranta giorni passati sul Monte Sinai).

Riflessione: Sarebbe cambiato qualcosa se invece del vitello d’oro, Aaronne e il popolo avessero eretto un’immagine rappresentante la forma umana, o una forma astratta, dichiarando sempre che quella immagine era lì come testimonianza della potenza e della Persona del Dio d’Israele, Colui che aveva fatto uscire il suo popolo dall’Egitto? Ovviamente no!

Dio si sarebbe ugualmente adirato perché la sua ira non era direttamente legata alla figura dell’immagine rappresentata in se stessa, ma all’immagine utilizzata come servizio di culto nel suo nome; Egli che è Spirito e verità, e non materia imperfetta. Il Dio unico, secondo le Sacre Scritture, reclama, in maniera assoluta, un culto in spirito e verità come Egli è: Giov. 4:23-24. Aaronne e il popolo d’Israele sapevano bene che a farli uscire dal paese d’Egitto non era stato un altro dio (ad esempio un dio egiziano come pensano alcuni teologi cattolici, nel senso che credono che questi si siano, attraverso il vitello, prostrati a una divinità egiziana e non al Dio Yahweh, in quanto erano, essendo usciti dall’Egitto, influenzati dalla tradizione religiosa egiziana; ma si può rispondere loro con fermezza: è, oltremodo, impossibile che il popolo d’Israele potesse aver concluso che una divinità egiziana protettrice del popolo d’Egitto potesse aver agito in contraddizione con i suoi personali legami col popolo del Faraone e aver aiutato un popolo straniero nemico d’Egitto; è anche, oltremodo, assai improbabile che questi si siano affidati ad un’altra divinità non egiziana, in quanto non ne conoscevano altri all’infuori di quelli d’Egitto, nel quale avevano soggiornato per più di quattrocento anni; è anche improbabile che in quell’occasione abbiano avuto il tempo, il modo, la fantasia, l’immaginazione di inventare una nuova divinità), ma il Dio d’Abraamo, d’Isacco e di Giacobbe, il Dio di Mosè. Il popolo di Mosè voleva, con tali gesta, rendere l’invisibile perfezione di Dio simile alla visibile imperfezione della materia. Dio non gradì tutto ciò perché essi disobbedirono al suo comandamento.

È del tutto errato anche l’affermazione di alcuni teologi cattolici, i quali dichiarano che con la venuta di Cristo in carne sulla terra e la rivelazione del Dio invisibile operata attraverso una natura carnale, ovvero nell’uomo Gesù, non si sia più tenuti ad adempiere al secondo comandamento biblico, tanto addirittura da annullarlo. È vero che in circostanza del fatto che Gesù è venuto sulla terra si potrebbe anche avere un dipinto che lo raffiguri o un qualcosa di scolpito che rappresenti la sua Potenza e Gloria, ma mai, secondo le Sacre Scritture, usarle come strumenti di adorazione e venerazione.

Gesù disse: Matt. 5:18-20 “…finché non siano passati il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini…” (Apice, iota: piccolo segno grafico. Il discorso qui riportato fu indubbiamente pronunciato in aramaico, la parola: iota si riferisce quindi alla lettera ebraica: gòd, gòdh. Nella scrittura ebraico-aramaica, in uso ai tempi di Gesù, gòd era la più piccola lettera dell’alfabeto. In senso figurato la parola: iota o apice indica ciò che sembra avere poca importanza). Al verso 17 Gesù dice: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento”.

I teologi cattolici portano spesso l’esempio del serpente di rame fatto da Mosè (Numeri 21:4-9) per giustificare il culto cattolico delle immagini e sculture. Il Signore, irato, aveva mandato un gran numero di serpenti velenosi tra il popolo d’Israele e un gran numero d’israeliti morirono. Allora, chiesero a Mosè di intercedere presso Dio per loro ed egli lo fece; il Signore gli rispose che tutti coloro che venivano morsi da serpenti velenosi dovevano guardare un serpente di rame, il quale Mosè doveva forgiare e porre sopra un’asta; chi lo avrebbe guardato sarebbe rimasto in vita (questo implicava un atto di fede: Giov. 3:14-15).

Vediamo, poi, come in 2 Re 18:1-7, secoli più tardi, il re Ezechia, uomo giusto e timorato di Dio, fece a pezzi il serpente di rame, il quale Mosè aveva fatto nel deserto e che gli israeliti avevano conservato sino ad allora. Il motivo fu che gli israeliti da tempo avevano iniziato ad offrire incenso davanti a quel pezzo di rame (2 Re 18:4). Il re Ezechia, così, pose fine a questa idolatria; il messaggio, ancora una volta, è che le immagini, le statue non sono in sé in abominio a Dio.

Fino a quando il serpente di rame rimase solo un punto di riferimento, per guarire per fede in Dio dal veleno dei serpenti velenosi, questo non fu abominevole ma solo fino al momento in cui non divenne oggetto di culto. Fare un culto agli angeli, ai santi e, peggio ancora, farlo attraverso loro immagini e sculture, è in abominio a Dio; questa è idolatria a tutti gli effetti. Gli israeliti avrebbero potuto (come taluni probabilmente fecero) prostrarsi a offrire incenso davanti a quel pezzo di rame, invocando solo il Signore, e solo in suo onore; ma ciò era ed è, comunque, idolatria e come tale il re Ezechia (uomo giusto) fece a pezzi quello che per il suo popolo era diventato una pietra d’inciampo.

Si rammenti che non è l’immagine in sé ad essere, secondo le Sacre Scritture, in abominio a Dio, ma essa lo è quando diventa oggetto di culto, d’adorazione o venerazione. Che sia per Dio, o per i santi, o per gli angeli, questo non cambia niente. Per cui non ha alcun senso prendere il passo biblico che parla del serpente di rame (Numeri 21:4-9 per giustificare il culto reso in ambito cattolico, attraverso immagini e statue a Dio, ai santi e agli angeli, perché bisogna inoltre prendere in considerazione anche il passo biblico di 2 Re 18:1-7 dove chiaramente è detto che quando si arrivò ad offrire incenso (quindi un culto) davanti a quel pezzo di rame si operò idolatria. Peggio ancora fanno i teologi cattolici insegnando agli uomini di pregare attraverso queste cose, accendere ceri, invocare morti, prostrarsi e servire immagini e sculture, portarli in processione e quant’altro. Altro che semplice incenso, questi fanno molto di peggio.

Il serpente di rame doveva essere solo guardato, non ci si doveva prostrare dinnanzi o peggio ancora adorarlo, venerarlo, ecc. (Numeri 21:8-9; gli israeliti dovevano solo guardare il serpente di rame, non lo dovevano adorare, venerare; il ‘guardare’ il serpente di rame implicava solo un atto di fede; il ‘guardare’ è diverso dal ‘prostrarsi’ davanti e dall’adorare e venerare l’oggetto). Un uomo non pecca d’idolatria se, ad esempio, guarda il sole e ne coglie la bellezza, ma pecca (d’idolatria) nel momento in cui si prostra davanti ad esso, perché ciò implica un culto. Così è stato per il serpente di rame di Mosè.

‘Guardare’ al serpente di rame di Mosè, per ricevere la guarigione fisica dai morsi dei serpenti velenosi, era figura della fede nella potente opera del Cristo per ricevere guarigione spirituale dal veleno del peccato (Giov. 3:14-15).

Al punto 2634 del Catechismo della Chiesa Cattolica si legge: “L’intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù. È lui l’unico intercessore presso il Padre in favore di tutti gli uomini, particolarmente dei peccatori. Egli <può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore> (Eb. 7,25). Lo Spirito Santo stesso, <intercede […], poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio> (Rm 8,26-27)”.

Al punto 2664 si legge: “Per la preghiera cristiana non c’è altra via che Cristo. La nostra preghiera, sia essa comunitaria o personale, vocale o interiore, giunge al Padre soltanto se preghiamo nel <nome> di Gesù. Quindi, la santa umanità di Gesù è la via mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre”.

Al punto 2683 si legge: “I testimoni che ci hanno preceduto nel Regno, specialmente coloro che la Chiesa riconosce come <santi>, partecipano alla tradizione vivente della preghiera… Entrando nella <gioia> del loro Signore, essi sono stati stabiliti <su molto>. La loro intercessione è il più alto servizio che rendono al disegno di Dio. Possiamo e dobbiamo pregarli di intercedere per noi e per il mondo intero”.

È alquanto contraddittorio quanto viene detto in questi tre punti. È assai evidente la confusione e l’astuzia nel proporre tali dogmi e dottrine in modo poco chiaro e vago. La venerazione dei ‘santi’ defunti nasceva ufficialmente verso l’anno 375 d.C.. Verso la fine dello stesso secolo entra nella cristianità di ‘massa’, oramai, gnosticizzata e posseduta dal processo del sincretismo la primitiva e originaria venerazione dei ‘santi’ e degli angeli, ma alla fine del V secolo, e soprattutto nel VI secolo, il culto dei ‘santi’, che poco prima era legato, fondamentalmente, alle loro tombe, ha un processo ancora più pagano; si irradia al di là delle proprie tombe ed esce dai confini della chiesa locale con il diffondersi delle loro gesta (raccontate e narrate spesso in forma mistica e leggendaria) e con la distribuzione, e il relativo culto, delle reliquie. Tutto ciò creò molti disaccordi anche nel seno della Chiesa stessa oramai paganizzata.

Nel 736 Leone d’Isaurico, Imperatore d’Oriente, promulgò degli editti contro il culto delle immagini e delle reliquie. Nel 780 l’Imperatrice bizantina Irene, dopo decenni, reintrodusse nella Chiesa d’Oriente il culto e poi convocò un Concilio della Chiesa (II Concilio di Nicea del 787) nel quale tale culto venne ratificato. Tutto ciò urtò (del resto come avveniva già da tempo) contro un’opposizione ‘cristiana’ tenace e contraria a tale nefasta dottrina.

La teologia cattolica distingue il culto reso a Dio definendolo ‘Latria’ o adorazione, con quello alla Madonna ‘Iperdulia’ e ai santi ‘Dulia’. In seguito, ovvero alcuni secoli più avanti, per non appesantire il calendario universale romano, con troppe memorie di santi, si decise di toglierne i nomi di quelli storicamente meno constatabili e lasciare quelli con più accurata provatura storica, ma, a volte, si sono dovuti lasciare, nel calendario, alcuni nomi di ‘santi’, pur non essendo, le loro storie, legate a fatti o avvenimenti veritieri, ma a motivo di altri criteri, ad esempio, quello più comune, della già avviata rappresentatività e devozione popolare.

Se alcuni non provati da veridicità storica furono tolti, per altri, invece, non fu possibile, perché erano già molto venerati dal popolo, per cui si decise di lasciarli nel calendario romano, pur con la chiara constatazione che molti di quei ‘santi’, nella tradizione popolare, vi erano entrati a seguito di una tramandata storia meramente leggendaria o non propriamente vera; esempi possono essere: San Biagio, Sant’Agata, San Giorgio, San Gennaro, Santa Lucia, ecc..

Si pensi a quanta gente invoca i santi defunti, li venera, offre loro preghiere, chiede loro intercessioni e quant’altro; se potessero sapere, oltre a quanto dice la Sacra Scrittura a riguardo, che oltretutto molti di quei santi da loro venerati sono stati mistificati da fatti leggendari e non veri, e che altri ancora furono in prima linea, o di appoggio, nel formulare e attuare l’Inquisizione, per mezzo della quale si commisero atroci omicidi nel nome di Gesù, ecc., forse avrebbero più discernimento almeno in questo agire.

Nel passato non sono mai mancate le dispute riguardo all’accettazione o meno dell’arte sacra, intesa come iconografia. Gli ebrei che avevano un più acuto senso spirituale della infinità e perfezione di Dio, in genere, si sono sempre mostrati diffidenti nei riguardi delle arti figurative. Si può chiaramente dire che l’idolo non è sempre la rappresentazione, la scultura, o il dipinto dove viene raffigurato una situazione o un personaggio storico-religioso, ma questi lo divengono per coloro i quali ne sono devoti, e si servono di questi stessi per adorare il Signore o venerare i santi e gli angeli. In pratica è, in particolar modo, la devozione che fa divenire l’immagine o la scultura un idolo. Ad esempio, potremmo dire che il denaro in sé non è un idolo, ma lo è per chi ne è troppo affascinato… La ‘massa’, nel mondo, oggi esposta e schiava all’idolatria di ogni tipo, lo è anche nel seno della Chiesa Cattolica, sotto il manto della religiosità.

Della gente diviene devota di una persona defunta, spesso, perché affascinata dalla storia del ‘santo’, dai miracoli, dalla bellezza dell’oggetto inanimato che lo rappresenta e ne fa un idolo nel suo cuore attuando un culto di venerazione. Se da parte della Chiesa Cattolica, e di tanti altri suoi simili, non ci fosse un insensato insegnamento a riguardo, e una sempre più crescente e lucrosa pubblicità di codeste cose, venendo a mancare l’occasione, non ci sarebbe la forte tentazione, da parte del popolo cattolico, ad agire con idolatria a riguardo di queste cose.

La giustificazione del culto delle immagini dichiarata al II Concilio di Nicea (787), contro le opposizioni ‘cristiane’ contrarie, si fondò principalmente sul fatto che quello che nella Bibbia è scritto può essere rappresentato da immagini, in quanto ciò aiuterebbe specialmente quelli poco istruiti teologicamente ad avere subito un’idea del discorso storico religioso. Per certi aspetti tale motivazione può essere cosa, limitatamente però, sensata, ma da qui ad arrivare a praticare la fede attraverso e con l’intermediazione di questi oggetti c’è molta strada che è stata percorsa.

La rappresentazione è in parte giustificata dalla voglia di conoscenza per i poco istruiti e per la possibilità di riceverla nel minor tempo e con più chiarezza, ma se dovessimo giustificare, invece, quello che accade oggi l’impresa sarebbe davvero molto ardua. La prima giustificazione della Chiesa Cattolica di oggi, riguardo al culto delle immagini, è la stessa di quella di un tempo, ovvero essa afferma che tale culto è in primo luogo un mezzo attraverso il quale un individuo può conoscere meglio un avvenimento accaduto e un veicolo attraverso il quale si può ricordare meglio, e più costantemente, di Dio.

Al sottoscritto, tuttavia non pare che oggi, come anche nel passato, accada solo questo (anzi di tutto ciò non vi è traccia). Vedo nelle persone dare una fondamentale e particolare importanza all’oggetto e a colui che vi è rappresentato; è una devozione piena di fanatismo che porta, inevitabilmente, ad attuare il culto idolatra che è, come più volte ribadito, abominio agli occhi di Dio. Oggi nella Chiesa Cattolica vi sono numerosissimi intercessori tra Dio e l’uomo: la Madonna, i santi di epoche passate e presenti e gli angeli. Spessissimo si tende a divinizzarli come accade soprattutto nei riguardi della Madonna.

Si dovrebbe, invece, sapere che, secondo le Sacre Scritture, c’è un solo intercessore fra Dio e gli uomini, l’uomo-Dio Cristo Gesù che è morto per i peccati (1 Timoteo 2:5-7), ed è solo nel suo nome e per mezzo di Lui solo che si può avere, in dono, la salvezza -Atti 4:12- (Gesù dice, inoltre, di rendere ogni forma di culto solo a Dio: Luca 4:8; Matt.4:10). Chiunque potrebbe avere un dipinto che ricordi un avvenimento biblico, una raffigurazione di una creatura angelica o altro (non è la stessa cosa però nel caso della Madonna rappresentata, molto spesso, sui vari dipinti e con le varie sculture, come esaltata, divinizzata e glorificata. In questo caso, come in altri, questo oggetto, indipendentemente dalla devozione o meno dei devoti, rappresenta, in sé, già un idolo, in quanto presenta una creatura in un modo non appropriato e non scritturale). Ma i ‘santi’ chi sono? Sono forse solo e tutti quelli canonizzati dalla Chiesa Cattolica?

Innanzitutto la Scrittura insegna che i santi sono tutti coloro che rigenerati dallo Spirito Santo confidano in Gesù, vivono per Lui, e mettono in pratica la volontà del Padre. I santi non sono solo coloro che fanno o hanno fatto miracoli, guarigioni o altri segni spettacolari; non è da queste cose che si può dedurre, con certezza, se un uomo è santo, o meglio, se è fedele a Dio.

Leggiamo in Matt. 7:21-23 che molti tra coloro che hanno fatto opere potenti, miracoli, profetizzato ed evangelizzato nel nome di Gesù, davanti a Dio nel loro giorno, verranno trovati infedeli, malfattori e quindi saranno condannati. È molto probabile che questi (ritenuti, a titolo profetico, nelle Sacre Scritture, malfattori da Gesù), invece, sulla terra siano stati canonizzati santi e venerati con devozione dal popolo.

L’uomo non può decidere al posto di Dio innalzando agli onori del popolo un credente defunto come santo, insegnando un culto da rendere a quest’ultimo e una personale e individuale devozione a seconda da chi uno viene affascinato. I santi, secondo le Sacre Scritture, sono tutti coloro che vivono con fedeltà alla Parola di Dio. È il Signore, che in ultima analisi, ne distingue i veri dai falsi. I veri santi praticano ed insegnano ciò che Dio ha insegnato, cose molto più importanti e grandi che fare miracoli e prodigi. Chi fa la volontà di Dio, secondo la Scrittura, è un santo e possiede la salvezza, chi fa i miracoli o profetizza o quant’altro, ma non è fedele all’insegnamento della Parola di Dio, non è un santo, ma un malfattore e verrà condannato (Matt. 7:21-23).

Ne risulta che molti dei santi, canonizzati dalla Chiesa Romana, avendo insegnato false dottrine, e avendo operato di conseguenza, non possono essere ritenuti tali da Gesù e quindi è piuttosto probabile che non si trovino in paradiso, come crede invece il popolo cattolico. Esso, del resto, crede che solo alcuni possono essere definiti ‘santi’ e scoraggiati continuano la loro vita mondana senza il coraggio e la speranza di poter essere nell’opera e nella fede ‘simili a questi’.

La Chiesa Cattolica, con la sua divisione fra clero e laici, pone una barriera malsana al popolo, il quale è portato a credere che solo i preti e pochi altri siano tenuti ad avere uno stretto rigore morale di vita, mentre ad esso basta cercare di fare il possibile, di tanto in tanto, nella mondanità e di confessarsi qualche volta al prete. La gerarchia ecclesiastica romana mette in una condizione sfavorevole il popolo riguardo alla conoscenza e alla pratica della volontà di Dio. Sulla Chiesa Romana pesano responsabilità maggiori di ogni altra istituzione religiosa, sia per la potenza d’errore che insegna, sia per il lungo tempo per il quale è al potere e al servizio della menzogna. Morte e crudeltà atroci fanno parte della secolare storia della Chiesa Romana. I santi, secondo la Sacra Scrittura, sono tutti coloro che fanno la volontà di Dio, confidando nel suo Figliolo Cristo Gesù.

Ecco quanto dice la Bibbia a riguardo: Atti 26:10 “…io rinchiusi nelle prigioni molti santi…”; Filippesi 4:21-23: “Salutate ognuno dei santi in Cristo Gesù…Tutti i santi vi salutano e specialmente quelli della casa di Cesare…”; 1 Corinzi 1:2; c.16:1; 2 Corinzi 1:1; c. 8:4; c. 9:1,12; c. 13:12; Efesini1:15-18; c. 3:8; c. 6:18-19; Filippesi 1:1-2; Colossesi 1:1-2; c. 1:4; c. 1:12; c. 1:26; Ebrei 6:10; Romani 12:13; c. 15:25-26; c. 15:31-33; c. 16:1-2; c. 16:15; Salmo 37:28; Atti 9:13; Atti 9:32 .

Secondo le Scritture, si diventa santi qui in terra, con la conversione al Cristo e con l’ubbidienza alla volontà di Dio Padre. Iddio li fa santi e i loro nomi sono scritti nei cieli. Non hanno bisogno di essere riconosciuti o canonizzati dal Papa. I veri santi non attirano mai la gente a loro stessi; gli individui vanno diretti e istruiti per la conversione unica al Cristo. I cattolici romani credono di onorarli facendo in loro onore delle feste e quant’altro (che sanno di pagano e d’idolatria), ma invece offendono il loro nome o almeno quello dei veri santi.

Leggere: 1 Corinzi 1:11-13; c. 3:4-8; c. 3:21-23; c. 4:6; Paolo fa capire com’è stolto e anticristiano avere devozione per un credente a danno di un altro e che bisogna essere devoti solo a Dio per mezzo di Cristo Gesù, nel nome del quale si viene battezzati (Esempi di stoltezza, da parte dei cattolici, sono quelli che si definiscono: mariani, ovvero, devoti particolari di Maria.

I credenti sono cristiani e non mariani o quant’altro. Cristiani significa: ‘di Cristo’ non ‘di Maria’.

In Isaia 8:19-20 si legge: “…Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza!….”.

Si comprende bene in questo passo la vanità e la disubbidienza che c’è nel consultare, invocare, e venerare i ‘santi’ (o non) defunti a favore dei vivi. In Atti 10:25-26, Pietro non accetta che gli si prostri davanti; egli afferma che è un uomo comune come tutti gli altri credenti.

Chissà come reagirebbe oggi nei confronti degli onori (e quant’altro…) che vengono rivolti ai santi defunti e al Papa (che i teologi cattolici, spudoratamente, sostengono essere successore di Pietro).

In Atti 14:9-18 è scritto che si voleva offrire un sacrificio e fare onore con ghirlande a Paolo e a Barnaba, ma questi, con forza, si opposero all’attribuzione di tali onori che quei pagani volevano rendere loro.

In Ap. 22:8-9; c. 19:9-10 l’angelo non accetta l’onore e l’adorazione da parte di Giovanni e dichiara che si adora solo Dio. In Colossesi 2:18-19, Paolo avverte di non venerare gli angeli, in caso contrario, si perde il premio presso Dio (probabilmente con il dire che si perde il premio, Paolo, qui, vuol dire che si perde la ricompensa: 1 Corinzi 3:14-15, non la salvezza.

È sottinteso che Paolo non stia parlando a delle persone non ‘nate di nuovo’, non rigenerate, o ad individui che vivono una profonda intimità con l’idolatria, ma semplicemente a credenti ‘nati di nuovo’ che, mossi da falsi insegnamenti e da intenzioni di pietà carnale e non spirituale, potevano essere portati a venerare gli angeli oltre a Dio; un po’, lontanamente, quello che capitò all’apostolo Giovanni in Ap. 19:9-10; c. 22:8-9. Il riferimento, in questo passo, alla semplice perdita della ricompensa, anziché della salvezza, è riferito solo a credenti ‘nati di nuovo’ e per le circostanze sopra citate. È altresì chiaro, e certo, che coloro che hanno un’intima comunione con l’idolatria non possono perdere alcuna ricompensa, in quanto, non essendo rigenerati e ‘nati di nuovo’, non hanno la salvezza).

Alcuni teologi cattolici vedono nei due passi, che sto per esporre, un indizio favorevole riguardo al loro insegnamento dottrinale che gli angeli possono essere pregati, invocati e venerati: Ap. 5:8 “Quand’ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d’oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi”; Ap. 8:3-4: “E venne un altro angelo con un incensiere d’oro; si fermò presso l’altare e gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti i santi sull’altare d’oro posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi”. Qui non si parla di preghiere fatte da credenti ad angeli o a creature celesti, ma di esseri angelici che porgono simbolicamente, davanti a Dio, le preghiere, dei santi ‘vivi’, rivolte al Signore e non agli angeli (si tratta di preghiere rivolte a Dio che, in questo caso, sono da parte dei credenti al tempo della ‘tribolazione’) per la liberazione dal male al tempo della ‘tribolazione’ (periodo che, secondo le Sacre Scritture, si manifesterà, negli ‘ultimi tempi’, in un contesto di globale violenza e malvagità nei confronti dei cristiani e degli ebrei, da parte dei pagani); le preghiere sono sempre rivolte a Dio.

Bisognerebbe chiedere, agli illustri teologi cattolici: come mai nelle Scritture non vi è mai alcuna traccia di preghiere fatte agli angeli o ai santi defunti e anzi è scritto di adorare e venerare sempre e solo Dio? Come si può giustificare il vostro culto ai santi defunti e agli angeli, con quanto dice la Sacra Scrittura? In tutta la Bibbia le preghiere, in esse esposte, sono sempre e solo rivolte a Dio, e mai, dico mai, in una sola occasione, viene esposta una sola preghiera fatta a un credente defunto o a un angelo.

Ad esempio, i Salmi sono preghiere ispirate e scritte da personaggi biblici come: Salomone (Salmo 127), Mosè (Salmo 90), i figli di Core (Salmo 87), Davide (Salmo 86), Asaf (Salmo 80), ecc., e presentano sempre e solo preghiere rivolte a Dio (Salmo 5:2), mai ad esempio a Mosè, ad Abramo e a tanti altri uomini di fede, profeti, o angeli che si potrebbero elencare; perché oggi avviene l’opposto in molti ambiti religiosi che si definiscono cristiani? Niente nelle Sacre Scritture è scritto riguardo al culto dei santi defunti e degli angeli, è, invece, scritto l’esatto contrario: Matt.4:10; Luca 4:8.

Illustri teologi cattolici: potete provare che un credente cristiano nel N.T. abbia mai rivolto preghiere a santi defunti o agli angeli anziché solo a Dio?

Che si possono accendere candele e sparare fuochi d’artificio in loro onore?

Che si possono portare le loro immagini o statue in processione per le pubbliche vie per farle venerare dal popolo?

Nel N.T. tutti i credenti in Cristo sulla terra sono chiamati ‘santi’ quantunque non siano ‘perfetti’. Perché non invocare il Padre per mezzo di Gesù solo?

Perché invocare Dio per mezzo di qualcun altro?

Perché invocare un’anima di un defunto, anziché Gesù il Salvatore?

Forse Gesù non è in grado di soddisfare chiunque potentemente?

L’altro passo che i teologi cattolici prendono per sostenere che i santi defunti possono essere invocati è l’apocrifo: 2 Maccabei 15:11-16, versione C.E.I. Cattolica.

È scritto che Giuda Maccabeo raccontò ai suoi uomini un sogno che aveva avuto; anzi, si trattava di una visione (v.11): “La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote…con le mani protese pregava per tutta la nazione giudaica. Gli era anche apparso un personaggio…Onia disse: <Questi è l’amico dei suoi fratelli, colui che innalza molte preghiere per il popolo e per la città santa, Geremia il profeta di Dio>. E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d’oro, pronunciando queste parole nel porgerla: <Prendi la spada sacra come dono da parte di Dio; con questa abbatterai i nemici>”.

Ad ogni modo, l’avvenimento qui raccontato presenta questi personaggi che pregano per il loro popolo, in modo implicito, senza aver loro chiesto al popolo di essere invocati per poter intercedere in suo favore, ovvero non vi è alcun minimo accenno riguardo a un’invocazione da fare ai santi morti, né tanto meno a una loro intercessione proposta su richiesta del bisognoso.

Diciamo subito che né in 2 Maccabei 15:11-16, né in 2 Maccabei 12:40-45 (leggere…) vi è alcuna indicazione riguardo all’invocare e venerare le anime dei santi defunti, pur essendovi però altri generi di contraddizioni evidenti. Il contenuto di tale libro fu composto da un certo Giasone di Cirene, in un’opera che conteneva originariamente cinque libri, questi furono poi sintetizzati, in seguito, da altri scrittori, in unico libro (l’odierno 2 Maccabei).

Giasone quando scrive sono già passati molti decenni dai fatti che egli descrive e dev’essersi basato su fatti oralmente tramandati o scritti da qualcun altro, o tutte e due le cose insieme dalle quali, poi, lui ne ha preso spunto per la sua opera di cinque libri. L’opera sua non è ispirata, né tanto meno lo è lui (il Giasone), tanto più che se fosse stata Parola di Dio ispirata gli scrittori, in seguito, non avrebbero osato sintetizzarla da cinque libri in uno solo.

Pensate al vangelo di Marco, di Matteo, di Luca, di Giovanni, anche in essi è raccontata una storia, quella di Gesù (il libro di 2 Maccabei, ma anche il primo narrano, invece, la storia dei giudei in un drastico periodo) chi si sognerebbe di sintetizzarli? Fare ciò significherebbe tagliuzzare la Parola di Dio (Proverbi 30:5-6; Deut. 4:2; Ap. 22:18-19), inoltre, il libro ispirato perderebbe tale peculiarità e non sarebbe più parte della Parola di Dio. Uno scrittore ispirato, inoltre, non avrebbe mai potuto scrivere parole come: (parlo di Giasone, l’autore dei cinque libri sintetizzati da altri scrittori in un unico libro) c. 15:37-39 (vers. C.E.I.) “…anch’io chiudo qui la mia narrazione. Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta, era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e mediocre questo solo ho potuto fare….così l’arte di ben disporre l’argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui sia la fine.

Immaginate, ad esempio, Isaia, il profeta, che, ultimando il suo Scritto Sacro, scrivesse simili cose, certamente, non sarebbe ritenuto ispirato; difficile da poter immaginare che uno scrittore ispirato, che scrive, secondo le Scritture, sotto la potenza e l’ispirazione dello Spirito Santo, possa pensare e scrivere codeste parole. Nello scritto ispirato tutto è buono e verace e ha pieno valore perché chi guida è Dio, e quello che è scritto è Parola di Dio.

Qualcuno potrebbe obbiettare a ciò, dichiarando che anche se i cinque libri di Giasone potevano non essere ispirati, Dio potrebbe, invece, aver ispirato gli scrittori che sintetizzarono tale opera in un unico libro, ovvero potrebbero affermare che l’odierno libro di 2 Maccabei è ispirato, in quanto il Signore potrebbe aver suscitato l’ispirazione divina negli scrittori, i quali avrebbero usato, come base del loro testo, dei libri storici non ispirati (i cinque libri di Giasone), come d’altronde avviene per i libri 1-2 Re e 1-2 Cronache, nei quali gli scrittori ispirati senza dubbio affermano, a volte implicitamente, a volte esplicitamente, di aver preso le fonti storiche del loro racconto ispirato da altri libri storici non ispirati.

A tali, eventuali, obbiezioni, si potrebbe rispondere: innanzitutto in 1-2 Re e 1-2 Cronache gli scrittori ispirati fanno assumere alla loro opera una propria personalità individuale dovuta all’ispirazione divina e non compare in alcun modo la vecchia personalità individuale dei libri storici, usati come fonti per il libro ispirato.

Nel libro 2 Maccabei, invece, avviene l’opposto; gli scrittori (quelli che hanno sintetizzato l’opera di cinque libri di Giasone) hanno completamente e certamente lasciato la personalità e individualità propria dei cinque libri di Giasone di Cirene; 2 Maccabei 2:23-31: “questi fatti, narrati da Giasone di Cirene nel corso di cinque libri, ci studieremo di riassumerli in una sola composizione. Vedendo infatti la massa di numeri e l’effettiva difficoltà per chi desidera di inoltrarsi nelle narrazioni storiche, a causa della vastità della materia, ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti gli eventuali lettori. Per noi certo, che ci siamo sobbarcati la fatica del sunteggiare, l’impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie, così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le esigenze altrui; tuttavia per far cosa gradita a molti ci sarà dolce sopportare la fatica, lasciando all’autore la completa esposizione dei particolari, curandoci invece di procedere secondo gli schemi di un riassunto. Come infatti in una casa nuova all’architetto tocca pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi. L’entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e l’insinuarsi nei particolari, spetta all’ideatore dell’opera storica; curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della narrazione storica, è riservato a chi fa l’opera di compendio. Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a ciò che abbiamo detto nella prefazione: sarebbe certo ingenuo abbondare nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica”.

Quando Dio ispirava uno scrittore non lasciava alcuna opportunità e occasione di trasmettere, nel libro ispirato, l’identità e la personalità propria di quei libri non ispirati usati come fonti storiche.

Nel libro 2 Maccabei, invece, è, assolutamente, chiaro che gli scrittori hanno lasciato pensiero, opera e ideologia dell’autore Giasone, senza preoccuparsi di lasciare la propria sotto l’influsso dello Spirito Santo (che infatti non c’è stato e neanche era in programma)e di dare, attraverso l’influenza di Egli, al nuovo libro, un’identità nuova che in effetti non c’è stata.

Chi legge il libro 2 Maccabei si renderà subito conto che gli scrittori hanno semplicemente sintetizzato l’opera di Giasone, lasciando l’identità, la personalità e l’individualità propria dell’opera originaria del tutto intatta (del resto, se gli scrittori, che sintetizzarono l’opera, fossero stati ispirati, non avrebbero dovuto lasciare il pensiero personale del Giasone riguardo al suo scritto, specialmente quella parte intrisa com’è di pensiero e insicurezza umana: c. 15:37-39).

I libri di 1-2 Re e 1-2 Cronache fanno accenno semplicemente a dei libri storici non ispirati (indicandone spesso il nome degli autori), dai quali era possibile ricavarne delle fonti con date ed elementi storici utili, ma niente di più.

Nel libro 2 Maccabei, invece, si dà fin troppa importanza all’autore originario dell’opera, e questo è fin troppo contraddittorio, Inoltre, appare chiaro che nel libro 2 Maccabei si vuole, da parte degli scrittori, lasciare completamente intatti, pensiero, ideologia e identità dell’autore Giasone e si sprecano fin troppe parole per la sua presentazione (2 Maccabei 2:23-32). In conclusione, né i cinque libri di Giasone sono ispirati, né lo è l’opera forgiata da codesti libri dagli scrittori anonimi di 2 Maccabei.

Giasone di Cirene può aver scritto (per quanto riguarda il passo citato e non solo)tali cose riguardo alla visione di Giuda Maccabeo, non basandosi però su fatti realmente accaduti, ma affidandosi a fonti orali o scritte con lo sfondo leggendario, oppure questa visione può essere stata un’aggiunta degli scrittori che hanno riassunto l’opera (che poteva non contenerla)affascinati da fonti orali o scritte, dalle sfumature leggendarie; del resto, essi dichiarano di aver sintetizzato i cinque libri di Giasone, e ciò non esclude, per niente, che nell’esecuzione non vi siano state delle modifiche importanti nel contenuto di frasi, concetti, o anche di elementi, come anche delle aggiunte. Oppure, ancora, Giuda può aver realmente dichiarato tale visione (anche se nessuno può garantire se l’abbia fatto effettivamente in quel modo e con tali elementi).

Ad ogni modo, anche se Giuda avesse realmente dichiarato di aver avuto tale visione, ai suoi uomini, non si dimentichi che l’arte del raccontare sogni e visioni false non mancava nel giudaismo: Geremia 23:32 “…<io vengo contro quelli che profetizzano sogni falsi, che li raccontano e traviano il mio popolo con le loro menzogne e con la loro temerarietà, sebbene io non li abbia mandati e non abbia dato alcun ordine, ed essi non possano recare alcun giovamento a questo popolo>, dice il SIGNORE”; soprattutto se constatiamo dai versi 11,17-18, sempre del capitolo 15 di Maccabei, che l’intento di Giuda era quello di spronare e incoraggiare all’eroismo i suoi uomini, attaccando battaglia contro i nemici (senza dimenticare che, sempre secondo le Sacre Scritture, e non è da sottovalutare nemmeno l’opera ingannatrice del Maligno).

Ad ogni modo, quel che appare più probabile è che, in realtà, sia colpa del Giasone di Cirene, il quale, probabilmente, narrò tale fatto nella sua opera di cinque libri, poi sintetizzata dagli altri scrittori, basandosi su prove e scritti poco affidabili ed è anche probabile che lui stesso, attratto da aspetti leggendari, ha potuto, poco diligentemente, riportare avvenimenti credibili a volte, poco credibili altre volte. D’altronde, egli stesso si definisce semplicemente un narratore paragonabile, lontanamente, quasi a uno storico credente di oggi, probabilmente, anche poco conoscitore del vero giudaismo e della Parola di Dio.

Che si tratti di un avvenimento leggendario lo si può riscontrare anche leggendo i versi 15 e 16, sempre del capitolo 15, dove si intravede, in tutta evidenza, uno sfondo di leggenda e non di storia reale. La ‘spada d’oro’, la ‘ sacra’, data da Geremia, defunto ormai da secoli, a Giuda, come dono di Dio per abbattere i nemici, fa pensare molto alle storie raccontate nei film di fantascienza e molto di più a mitologie e leggende del mondo ellenistico dalle quali i giudei, in quel tempo, erano, inesorabilmente, influenzati. Tutto quanto è stato detto finora chiarisce come ci si trovi di fronte ad un libro apocrifo. Inoltre, tale libro non fa parte del canone ebraico e mai lo è stato. Gesù e gli apostoli non lo citano mai. È anche evidente, in 2 Maccabei 15:11-16, che né Onia, né Geremia, i quali vengono presentati come personaggi che pregano Dio per il loro popolo, abbiano mai chiesto che il popolo invocasse e pregasse loro.

In nessuna parte della Bibbia, la quale contiene innumerevoli passi di preghiere, si trovano mai una preghiera o un’invocazione fatta a un credente defunto o a un angelo, ma sempre, ed esclusivamente, a Dio.

1 Timoteo 2:5: “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo”; Giov. 14:13: “e quello che chiederete nel mio nome, lo farò…”; Giov 16:23-24: “…In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà…”; Giov. 15:16: “…affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia”; Atti 4:12: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati”; ecc..

È contrario alla Parola di Dio pregare i defunti e chiedere la loro mediazione presso Dio. L’invocazione dei defunti, la loro venerazione, le immagini per il culto e tanto altro ancora, oltre ad essere tutte cose condannate da Dio, sminuiscono anche la mediazione che Gesù Cristo (l’unica mediazione) compie alla destra del Padre in favore dei credenti.

Se davvero i santi, in cielo, potessero intercedere, dietro richieste a loro fatte, per i credenti sulla terra, la Parola di Dio avrebbe in questo (e non solo)delle palesi contraddizioni, in quanto in 1 Timoteo 2:5-7 è chiaramente detto che c’è un solo intercessore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo-Dio.

I teologi cattolici, infischiandosene dell’autorità della Bibbia, dicono, invece, che vi sono tanti intercessori in cielo. Secondo la Parola di Dio tutti coloro che credono veramente e fermamente nel Signore Gesù sono santi, perché sono santificati mediante l’offerta di Cristo, fatta una volta per sempre (Ebrei 10:10); essi sono santificati da Cristo già sulla terra e non hanno bisogno di essere dichiarati ‘santi’, dopo morti, da qualche autorità ecclesiastica romana. Le inique dottrine cattoliche portano con facilità gli uomini ad avere una fede ipocrita, specialmente, a causa del culto reso ai ‘santi’, invece che solo a Dio.

Basti pensare come molti cattolici invocano il loro santo protettore, semplicemente, perché ritenuto potente nelle opere miracolose (con evidente ‘interesse’), e non invocano altri, spesso solo perché non ritenuti operatori di miracoli. Tutto ciò è un inganno religioso che fa fiorire l’ipocrisia negli individui predisposti, anziché amputarli del male che hanno in essi. Cosi facendo, implicitamente, non si ritiene Dio potente e capace tanto da soccorrere ogni credente in ogni propria necessità, in quanto l’Iddio avrebbe bisogno dell’aiuto di miriadi di intercessori. Secondo la Sacra Scrittura, Egli invece è infinitamente Onnipotente. L”orecchio’ del Dio delle Scritture non è troppo duro per udire, il suo braccio è potente da soccorrere chiunque lo invochi in qualsiasi situazione si trovi; è in Lui che, il vero credente, ha piena fiducia.

Il vero credente, secondo la Sacra Scrittura, ha come unico protettore il Signore Iddio Onnipotente, l’Eterno degli Eserciti, il Creatore di tutte le cose: Salmo 34:6; c. 50:15; c. 91:9-11; c. 103:3-4; c. 121:5-8; Geremia 17:14.

Possono provare i teologi cattolici, con la Bibbia, che le preghiere possono essere rivolte ad altri invece che solo a Dio? Matt. 6:6; Giov. 16:23-24; Atti 7:59; 1 Corinzi 1:2; ecc..

Che la stessa preghiera si possa ripetere meccanicamente tante volte come avviene, per esempio, per la corona del rosario? Matt. 6:7.

La canonizzazione dei ‘santi’ è antibiblica e ci fu solo molti secoli dopo la testimonianza degli apostoli e dei discepoli della Chiesa primitiva, e dal 1172 fu riservata solo al Papa.

Per la canonizzazione di un ‘santo’ normalmente è richiesto l’accertamento di due miracoli e il processo di beatificazione che è anteriore a quello di canonizzazione. La Bibbia, invece, chiama santi tutti i credenti e veri seguaci di Cristo: Romani 1:7; 1 Corinzi 1:2; ecc..

Nessun uomo credente o non, vivo o morto, è degno di ricevere una qualche forma di culto, perché è, e rimane, sempre e solo una creatura di Dio.

In Matt. 4:10 Gesù disse: Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi il culto”; Luca 4:8: “…a lui solo rendi il tuo culto”; si esclude, tassativamente, dunque, la possibilità di poter rendere qualsiasi tipo di culto ad altri oltre che a Dio.

Adorare o venerare una creatura di Dio, non importa se viva o morta, se un essere umano o angelico, è idolatria agli occhi di Dio, quindi è peccato.

Secondo le Sacre Scritture, gli idolatri non erediteranno il Regno di Dio (1 Corinzi 6:9), ma saranno gettati nello stagno di fuoco ardente che è la morte seconda (Ap. 20:11-15).

Il processo di canonizzazione, oggi, in ambito cattolico, segue un lungo e laborioso esame della vita e delle opere del defunto cattolico da santificare, questi, morto in odore di santità, viene, dopo essere stato proclamato beato, canonizzato santo e quindi iscritto nel catalogo dei santi che possono essere invocati universalmente da tutti. Inutile dire che quando si dovrebbe parlare di santi defunti, ci si dovrebbe riferire, in questo senso, solo nei riguardi di credenti rigenerati, morti in Cristo, e che quindi sarebbero, secondo le Scritture, andati ad abitare in cielo con il Signore. Molti dei santi cattolici, invece, che sulla terra erano dati all’idolatria (e che la insegnavano ad altri), alle più svariate superstizioni, che insegnavano, inoltre, che la salvezza si merita con le opere (detronizzando, così, il sacrificio unico e completo di Gesù sulla croce), che dopo la morte c’è il purgatorio, che hanno favorito e praticato formule inquisitorie, Crociate e quant’altro, è molto probabile che si trovino in tutt’altro luogo che non nel paradiso di Dio.

L’ambiente cattolico è anche pieno di superstizione finemente nascosta, ovvero che non si presenta in modo propriamente esplicito. Il popolo cattolico colloca nelle proprie automobili, case e quant’altro, immaginette di ‘santi’, crocifissi, madonnine e via dicendo, credendo che questi possano, in qualche modo, proteggerlo contro i mali quotidiani di questa vita, ma non solo. Ci sono mamme premurose che, ad esempio, nelle automobili dei propri figli collocano l’immaginetta di padre Pio, San Cosimo, San Francesco, una madonnina, ecc., affinché questi servano di protezione a loro. Tutto questo sconfina oltre che nell’idolatria pura, anche nella superstizione vera e propria condannata anch’essa, secondo le Scritture, duramente da Dio.

L’immaginetta non ha alcun potere, né di fare il male, né di fare il bene. Tutto questo è roba da superstiziosi, maghi, cartomanti, negromanti, idolatri, ecc., e non deve far parte della Chiesa di Cristo Gesù. Dio chiama al ravvedimento e a portare il suo Nome nei propri cuori.

Non sarà un crocifisso, una madonnina, o un’immaginetta di padre Pio, che potrà soccorrere o proteggere dai pericoli. La superstizione nella Chiesa Cattolica non ha limiti, si arriva perfino a proporre alcuni dei ‘santi’ defunti con delle specifiche capacità guaritrici e con dei compiti ben precisi. C’è il santo cattolico che è particolarmente invocato come protettore dei bambini, quello o quella per le malattie agli occhi, la santa protettrice delle partorienti, ecc., c’è il santo patrono di una città, di uno Stato, e via dicendo.

Ogni nazione e città cattolica hanno un ‘santo’ protettore, così anche le arti, i mestieri, le forze armate e gli individui in seno alla Chiesa stessa. C’è anche Santa Barbara protettrice dell’artiglieria, San Cristofaro degli automobilisti e dei viaggiatori, la Madonna di Loreto, invece, dell’aviazione (La Madonna, pur rappresentando sempre e solo Maria, viene, superstiziosamente, spesso creduta e figurata come protettrice di un qualcosa o di un qualcos’altro, a seconda dei paesi e delle nazioni), Santa Lucia contro il mal degli occhi, ecc.. Il ‘cristianesimo’ cattolico ha sostituito la devozione agli antichi dèi pagani con quella a degli uomini defunti, i ‘santi’ defunti protettori (leggere: 1 Corinzi 1:11-13; c. 3:4-8,21-23; c. 4:6).

Paolo, nei passi citati, mette in luce come sia carnale e non spirituale essere devoti a qualcuno, anziché solo a Cristo, disapprovando la gente che, semplicemente (nel passo di 1 Corinzi in questione), prova devozione verso taluno a danno di altri; figuriamoci quanto c’è di più carnale nell’essere devoti a santi defunti, ad invocarli, pregarli, festeggiarli, ecc., anziché essere devoti solo a Dio e invocare solo Lui. C’è chi si prostra a Dio e nel contempo alla Madonna, a padre Pio, a San Francesco e a tanti altri. È una visione distorta di Dio e del culto che gli è dovuto. Potremmo dire che si viene a creare come una sorta di ‘scala’ a tanti gradini, con tanti intercessori e culti offerti a tante creature, anziché solo a Dio.

Secondo le Sacre Scritture, invece, vi è un unico grande ‘gradino’ dove vi è posto gloriosamente l’Iddio Creatore e tutti credenti, alla base inferiore, pronti a servire esclusivamente Lui con piena adorazione. In pratica, secondo la teologia cattolica, la Madonna, padre Pio, ecc., dovrebbero intercedere presso Gesù e poi Egli dovrebbe mediare per il Padre, ma perché creare una ‘scala’ a più gradini; perché non rivolgersi direttamente a Gesù, l’unico mediatore, intercessore fra Dio Padre e gli uomini? 1 Timoteo 2:5-7. Questi finiscono per diventare letteralmente dei veri e propri dèi con la loro schiera di fanatici devoti, i quali inconsciamente non sanno nemmeno di considerarli tali. La superstizione li induce a portarli in processione; in loro onore sparano dei fuochi in cielo, fanno delle feste, ecc.. Tutto questo è contrario alla Parola in modo assoluto. Egli disse: “Non avere altri dèi oltre a me” (primo comandamento biblico: Esodo 20:3; Deut. 5:7). Questi ‘santi’ defunti, anche se non a parole, nei fatti, però, vengono ritenuti degli dèi oltre al Dio Creatore.

C’è da chiedersi se un vero credente, volendo vivere una reale vita cristiana in umiltà e amore, sarebbe mai disposto a ricevere gli onori, la gloria e i bacia mano, ad esempio, come quelli dati nei confronti della persona del Papa, ovvero se un vero cristiano, il quale rivolge l’attenzione e lo sguardo, di chi lo ascolta, esclusivamente a Dio, in Cristo Gesù, per glorificarlo sempre, da morto acconsentirebbe a feste, fuochi e processioni in suo onore (Atti 4:12; Atti 10:25-26; Atti 14:9-18; Ap. 19:9-10, Ap. 22:8-9; Colossesi 2:18-19; Matt. 4:10; Luca 4:8; 1 Corinzi 1:11-13; c. 3:4-8,21-23; c. 4:6; Ebrei 7:24-25; 1 Timoteo 2:5-7; Isaia 8:19-20; Romani 8:31-34; Esodo 20:3-6; Deut. 5:7-10).

Secondo le Sacre Scritture, ogni cosa va chiesta a Dio Padre nel nome di Cristo Gesù, e colui che chiede in questo modo verrà esaudito secondo la giustizia e la volontà di Dio: Giov. 14:13-14; Giov. 15:16; Giov. 16:23-24. La preghiera a Dio Padre va rivolta esclusivamente nel nome di Gesù, suo unigenito Figlio, non con altri nomi di uomini, o angeli, cosa che Dio non ha ordinato in alcun modo e che risulta essere offensiva. Gesù è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini: 1Timoteo 2:5-7.

Un grande equivoco ha indotto milioni di persone a considerare idoli soltanto quelli che esistevano al tempo dei popoli antichi dell’A.T. come anche nell’Impero Romano ed in altri popoli pagani. Ciò non corrisponde assolutamente a verità.

La definizione dell’idolo è data, in modo preciso, dal secondo comandamento e dal primo (“Non avere altri dèi oltre a me”); quello che fa la Chiesa Cattolica è idolatria pura, camuffata da mascheramenti che trovano le loro forti basi, a causa della malizia e dell’ignoranza al messaggio biblico, nel mondo pagano. Luca 4:8; Matt. 4:10: e a lui solo rendi il tuo culto”, ci si guardi un po’ attorno e si constati se il culto è rivolto solo a Dio, oppure le cose stanno diversamente.

La domanda che sorge spontanea e che ispira una potente curiosità insoddisfatta è: perché, se il culto delle statue e delle immagini non è una violazione del secondo comandamento, dico, perché, è stato nascosto ed eliminato e sostituito dal decimo sdoppiato? Ovvero, perché i teologi cattolici hanno fatto e continuano a fare di tutto per nascondere il comando divino del “non prostrarsi davanti alle immagini e statue e di non servirle”, se credono di essere nel giusto?

La spiegazione è molto semplice: il secondo comandamento contrasta con il culto cattolico dei santi che è la più vasta organizzazione idolatra diffusa al mondo (basti pensare all’enorme numero di santuari esistenti nel mondo cattolico) ed è precisamente questo, e non solo, il motivo che ha indotto a nasconderlo. Inutile precisare che è, del resto, oltremodo ipocrita, o quantomeno ingenuo, credere che Dio avrebbe formulato un comandamento così preciso, solenne e completo, per poi dividere l’idolatria in ‘quella pagana disubbidiente’ e in ‘quella sacra ubbidiente’.

Per quanto riguarda il decalogo di Mosè, in Atti 7:38: “Questi è colui che nell’assemblea del deserto fu con l’angelo che gli parlava sul Monte Sinai e con i nostri padri, e che ricevette parole di vita da trasmettere a noi”, è evidente che le rivelazioni del decalogo sono, per i veri credenti, da osservare con diligenza assoluta. Non è possibile, trattandosi di comandamenti di Dio, stabilire quali osservare e quali non osservare, poiché sono tutti comandamenti divini: Giacomo 2:10 “Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti”.

Ai nostri giorni, in spregio ai comandamenti di Dio, ci si carica sulle spalle un simulacro di legno, di gesso, di pietra, di metalli fusi, adornati di vesti splendenti, e si crede di ottenere miracoli da Dio rivolgendo preghiere alla ‘polvere della terra’, ad esseri angelici fedeli servitori di Dio che, secondo le Sacre Scritture, non accetterebbero mai l’onore, la gloria e le preghiere che spettano solo al Dio Creatore. Gli uomini si rivolgono alla creatura, anziché completamente e solamente a Dio, a Colui che ha il potere di salvarli.

Nella Chiesa Cattolica si continua ad alimentare la fabbrica dei ‘santi’, incuranti della maledizione di Dio che dice: Geremia 17:5 “..Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dal SIGNORE!”. Questo non è cristianesimo (che significa ‘di Cristo’), ma è idolatria, paganesimo, menzogna, religione, culto esteriore, ecc..

Tutti i veri credenti hanno il compito di evangelizzare il vero messaggio di Dio, di Cristo Gesù. Gesù ha detto in Matt. 6:6: “Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” (leggere anche i versi 7-13). Invece di implorare solo il Padre, solo Dio, nel nome di Gesù, si è andati ad invocare la Madonna, padre Pio, San Francesco e tanti altri ancora (Leggere: 1 Corinzi 1:11-13; c. 3:4-8; c. 3:21-23; c. 4:6). Perché un credente dovrebbe rivolgersi ai santi defunti e non solo Cristo? Forse si dovrebbe non ritenerlo Onnipotente, Onnisciente e Onnipresente per poter accontentare tutti? Così facendo si dovrebbe forse ritenere che la Madonna e quanti altri possono, invece, avere tale Potenza da poterlo fare loro? È certo che così non può essere; in più si offende il Cristo, ritenendolo non in grado di soddisfare ogni richiesta o preghiera. Secondo le Scritture, solo Lui è degno di essere il mediatore, Egli è Dio ed ha, in quanto tale, tutte le peculiarità divine per poter accontentare tutti (gli altri non le posseggono), in più, è Lui solo che ha riconciliato il popolo dei fedeli con Dio risolvendo il problema del peccato che allontanava l’uomo da Dio, facendosi crocifiggere per il peccato di coloro che in ogni tempo hanno creduto e continuano a credere.

Naturalmente, questa riconciliazione è possibile solo per coloro che lo accettano nella propria vita come Signore e personale Salvatore, e solo attraverso di Lui (Gesù, il Figlio del Padre celeste), le preghiere possono giungere al Padre; nessun altro nome è stato dato per intercedere in favore: 1 Timoteo 2:5-7; Atti 4:12.

Dio è l’unico, secondo le Sacre Scritture, che può ascoltare i nostri pensieri, i nostri gemiti, le nostre preghiere; Egli solo è Onnipotente, Onnisciente e Onnipresente. Come può un’anima staccatasi dal corpo ed, eventualmente, andata in cielo, potere ascoltare tutte le invocazioni, tutte le preghiere, tutte le richieste in ogni parte del mondo? Quest’anima che misera com’è al cospetto di Dio e in aspettativa della risurrezione corporale, dico: come può avere tale Potenza?

I cattolici offendono Dio per svariati motivi che già elencati; questi li fanno diventare, inconsciamente, nel loro immaginario, degli dèi (Esodo 20:3; Deut. 5:7), i quali non importa come vengono chiamati, ma davanti a Dio, secondo le Sacre Scritture, rimane pur sempre una circostanza abominevole. Forse tu uomo potresti ascoltare una richiesta d’aiuto fatta a centinaia di chilometri di distanza da te? Forse tu potresti ascoltarne milioni al contempo stesso? Hai tale potere tu, oh, uomo? Hai tale potenza? Forse tu potresti ascoltare le richieste interiori espresse nel cuore di una persona, senza che lo faccia verbalmente con delle parole, e in più a distanza di centinaia di chilometri da te? Credo proprio di no! Come può allora un’anima di un ‘santo’ defunto, il quale, secondo le Scritture, oltretutto è in aspettativa di ricevere il nuovo corpo e la relativa gloria che avverrà alla resurrezione, poter adempiere a tutto ciò? Come può l’anima di Maria poter ascoltare tutte le preghiere e le richieste di aiuto rivolte a lei da ogni parte del mondo? Come può ella, addirittura, ascoltare le preghiere interiori (dette ‘nel cuore’)dei suoi devoti senza che questi proferiscano parola? Forse ella è Onnisciente? Onnipresente? Onnipotente? Forse che un’anima può scrutare anche i cuori nella profondità? Non è solo Dio che ha tale potere? Salmo 7:9; Ap. 2:23; Salmo 139:2-4; Matt. 6:8.

Ecco che, ai fatti, si pongono davanti a Dio degli dèi, in quanto, tra le altre cose, l’Onnipotenza, l’Onniscienza, e l’Onnipresenza sono, e dovrebbero essere, peculiarità assolute di Dio. L’anima dei santi defunti non può stare o dividersi in ogni parte sulla terra e nello stesso momento (in effetti non ci sono per niente sulla terra)per ascoltare le preghiere a loro rivolte, in svariati luoghi, paesi, nazioni e continenti. Non possono farlo nemmeno gli angeli e i demòni. Gli angeli, secondo la Sacra Scrittura, per adempiere ai loro servizi nei riguardi di quelli (cioè gli uomini sulla terra)che devono ereditare la salvezza (Ebrei 1:14) sono dei girovaghi tra terra e cielo, non se ne stanno comodamente in cielo ad adempiere da lì ai loro incarichi, essi non hanno le peculiarità divine e devono venire sulla terra direttamente ad adempiere il loro lavoro o ministero: Daniele 10:12-14,20-21. Le anime sante, invece, stanno in cielo, non essendo destinate a questo ministero e non ne hanno alcuno in questa ‘età presente’ da svolgere nuovamente sulla terra (ce l’hanno avuto quando erano viventi sulla terra e ne avranno un altro solo nel Regno di Dio sulla terra quando verrà), ma aspettano in cielo la resurrezione dei nuovi corpi. Ad ogni modo, non potrebbero essere in alcun modo Onnipresenti, solo Dio lo è. Gli angeli sono in movimento tra cielo e terra. (Solo Dio può essere Onnipresente, gli angeli non possono esserlo e nemmeno le anime dei credenti).

C’è un esempio in Giobbe 1:6-8; c. 2:1-3; Satana (angelo decaduto)appare come un girovago, un vagabondo sulla terra, sempre in cerca delle sue prede (come fanno anche i suoi demòni, del resto). Nel libro di Giobbe, Dio chiede a Satana: “Da dove vieni?”, e Satana risponde: “Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa”. Egli non è Onnipresente, ma è in continuo movimento e anche gli angeli lo sono.

Le anime sante invece stanno in cielo e non vengono sulla terra e, lì, aspettano la resurrezione dei nuovi corpi. Luca 16:26-31; qui vi è un esempio di come anche per il ‘seno di Abraamo’, o ‘paradiso’, valeva la stessa regola, e cioè che le anime dei credenti non hanno alcun ministero da svolgere sulla terra, ma si riposano dalle loro fatiche: Ap. 14:13 (infatti, prima della resurrezione e ascensione di Gesù, le anime dei credenti andavano ‘nel seno di Abraamo’ o ‘paradiso’, oggi, invece, secondo la Bibbia, vanno direttamente in cielo che ugualmente è denominato ‘paradiso’).

Il primo comandamento dice: “Non avere altri dèi oltre a me” Esodo 20:3; Deut. 5:7. A parole, i santi, la Madonna e gli angeli non sono, in ambito cattolico ritenuti tali (ovvero dèi o dii), ma nei fatti non è affatto così; si interagisce con loro come si interagirebbe con un dio. Non esplicitamente, ma implicitamente, questi vengono ad essere, per il popolo cattolico, dei dii o dèi, perché si associano alla loro persona, peculiarità che, invece, appartengono, esclusivamente, solo a Dio.

Si crede che abbiano tale potenza e peculiarità, e, quindi, è come voler dire che questi sono dei dii, infatti, li si ritiene, ai fatti, Onnipotenti, Onniscienti e Onnipresenti. Per entrare nella disubbidienza, nei confronti del primo comandamento, non è necessario che uno chiami qualcun altro, all’infuori di Dio solo, con il termine ‘dio’, ma è sufficiente che uno interagisca con questi, il quale può essere un essere umano o angelico, che non è Dio, in qualche modo però come se lo fosse.

Ne risulta che la religione cattolica romana, ai fatti, non è una religione monoteista, ma politeista, perché ha tanti santi defunti ritenuti, seppur, dalla maggioranza, solo inconsciamente, degli dèi, ai quali si offre il culto che, invece, è dovuto, secondo le Scritture, solo a Dio.

Infatti, nella Chiesa Romana non vi è un unico culto dovuto solo a Dio, ma ve ne sono di tre tipi: ‘Latria’ per Dio, ‘Dulia’ per i santi defunti canonizzati, ‘Iperdulia’ per la Madonna.

Se, dunque, è scritto che Gesù ha ogni potestà anche in cielo e che può salvare, a pieno, coloro che si accostano a Dio tramite Lui, è inammissibile pensare e udire che abbia bisogno di una schiera di intercessori al suo fianco per aiutarlo nella sua opera di mediazione. È non solo inammissibile, ma anche offensivo nei suoi confronti. Le anime, che sono in cielo, non sanno nulla, in modo ‘diretto’.

Le anime dei defunti non ci vedono e neppure possono ascoltarci: Ecclesiaste 9:5 “non sanno nulla”. Sia, dunque, che essi si trovino in paradiso o nell’Ades, essi non possono sapere nulla, in modo diretto, di noi. A conferma di ciò c’è il fatto che gli israeliti, ai giorni di Isaia, dicevano a Dio: Isaia 63:16 “Tuttavia tu sei nostro padre; poiché Abraamo non sa chi siamo e Israele non ci riconosce”, e il fatto che nel libro di Giobbe, a proposito dell’empio che muore, è detto: Giobbe 14:20-22 “Tu lo sopraffai una volta per sempre, ed egli se ne va; gli muti la sembianza, e lo mandi via. Se i suoi figli salgono in onore, egli lo ignora; se cadono in disprezzo, egli non lo vede; questo solo sente: che il suo corpo soffre, che l’anima sua è in lutto”.

C’è anche qualcosa nella storia della consultazione dell’evocatrice di En-dor da parte di Saul che conferma quanto abbiamo detto, infatti, quando Samuele “viene fatto risalire”, dallo Sceol, da questa spiritista e appare a Saul, gli disse: 1 Samuele 28:15 “..Perché mi hai disturbato, facendomi salire?..”. Se Samuele avesse potuto vedere e ascoltare Saul, prima di essere evocato, non gli avrebbe fatto quella domanda.

L’invocazione delle anime dei defunti, come si è visto in precedenza, è condannata da Dio: Lev. 19:31; Lev. 20:6; 1 Cronache 10:13-14; Deut. 18:10-14; Lev. 20:27; ecc.. Il ricco della storia di Luca 16:19-31, finito nell’Ades (v.22-23), chiede (v.27-28), essendo ancora vivi in lui i ricordi dei suoi cari (infatti la sua richiesta è basata sui ricordi terrestri e non su una visione diretta delle faccende terrestri), un segno per questi che possa aiutare loro a ravvedersi, e lo chiede interpellando Abraamo (che era nel ‘seno di Abraamo’ o ‘paradiso’) chiedendogli una visita speciale di Lazzaro (il quale era anche, in quanto salvato, ‘nel seno di Abraamo’) sulla terra; ma Abraamo gli rispose: (v. 29) “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli”; (v. 30) “Ed egli:<No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno>”; (v. 31)“Abraamo rispose: <Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti resuscita>”.

Qui si esclude che un’anima di un santo defunto santo (o non) possa avere il ministero di aiutare gli uomini sulla terra a convertirsi, perché questi hanno la testimonianza della Parola di Dio che è sufficiente per ravvedersi e credere, tuttavia, ciò testimonia come il ricco, pur essendo stato un uomo ingiusto sulla terra, nell’Ades egli chiede, comunque, un atto di pietà per i suoi cari e lo fa chiedendo un qualcosa di inammissibile (cosa che non può essere esaudita, non perché è un empio a chiederla, ma perché tale, secondo le Scritture, è la volontà di Dio), tanto più si dovrebbe credere che le anime in cielo, pur non potendo, in modo ‘diretto’, vedere e ascoltare gli affari terrestri, hanno sentimenti benigni di pietà verso coloro che sono ancora sulla terra, ma la volontà di Dio esige che gli increduli sulla terra, arrivino alla conoscenza del Divino, attraverso la testimonianza della Parola di Dio e non tramite apparizione di credenti defunti: Luca 16:27-31.

I teologi cattolici nel passo dell’Apocalisse c. 6:9-11, in qualche modo, credono di poter affermare che le anime nel cielo possano vederci e ascoltarci e, quindi, intercedere specificatamente ed esplicitamente per noi: “Essi gridarono a gran voce: Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?…”.

Bisogna subito dire che queste anime, che il veggente Giovanni (come abbiamo già spiegato prima) vede e che descrive in questo passo, sono le anime dei credenti uccisi nella prima parte della ‘tribolazione’ che durerà sette anni e che avverrà negli ultimissimi tempi; la sua fine segnerà l’inizio del Regno di Dio sulla terra. Queste anime, che da poco hanno lasciato lo spettacolo tenebroso della terra (ma che non sanno, dopo la loro morte, cosa in più o in meno vi accada), ricordano bene gli avvenimenti e la causa della loro morte da martiri (in più vedono salire in cielo schiere di anime che come loro sono state martirizzate sulla terra) e chiedono al Signore quanto tempo manchi perché ciò finisca e vengano puniti i malvagi che abitano sulla terra e che probabilmente sono gli stessi che li hanno uccisi: v. 10. V. 11, a loro gli viene detto di riposarsi ancora un po’ di tempo, finché non fosse stato raggiunto il numero dei loro compagni di servizio che dovevano essere uccisi come loro.

Essi non sanno quel che succede di nuovo sulla terra nello specifico, perché non sono Onniscienti, Onnipotenti e Onnipresenti; quello che loro sanno dipende dal fatto che essi sono stati, solo, poco tempo prima, uccisi sulla terra e ricordano bene come e per mezzo di chi ciò è avvenuto. In questo passo, dunque, non può, in alcun modo, esservi nemmeno lontanamente l’idea di quanto sostengono i teologi cattolici.

Parliamo dei passi: Ap.19:9-10; c. 22:8-9: Ap. 19:9-10: E l’angelo mi disse…Io mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo. Ma egli mi disse: <Guardati dal farlo. Io sono un servo come te e come i tuoi fratelli che custodiscono la testimonianza di Gesù: adora Dio! Perché la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia>”. Ap. 22:8-9: Io, Giovanni, sono quello che ha udito e visto queste cose. E, dopo averle viste e udite, mi prostrai ai piedi dell’angelo che me le aveva mostrate, per adorarlo. Ma egli mi disse: <Guardati dal farlo; io sono un servo come te e come i tuoi fratelli, i profeti, e come quelli che custodiscono le parole di questo libro. Adora Dio!>”.

Il veggente Giovanni (quasi certamente si tratta dell’apostolo Giovanni), ricco di esperienza cristiana e vecchio negli anni, sapeva bene che Iddio solo doveva essere adorato. In molte delle sue visioni egli aveva visto come i ventiquattro anziani, le quattro creature viventi e tutti gli angeli fedeli perennemente adorassero Dio e l’Agnello: Ap. 4:8-11; c. 5:8-10,13-14; c. 7:11-12; c. 11:16-17; c. 19:4-5.

Quando egli si prostrò ai piedi dell’angelo (e sapeva bene che era semplicemente un angelo e non Dio, ad esempio, leggere Ap. 19:9: “E l’angelo mi disse:…”; Ap. 22:6: “Poi mi disse: <Queste parole sono fedeli e veritiere; e il Signore, il Dio degli spiriti dei profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve avvenire tra poco>”) non poté con la sua esperienza incappare in un errore d’idolatria schietta adorando l’angelo come un dio.

Questo è assolutamente da escludere. È impossibile pensare che Giovanni, prostrato ai piedi dell’angelo, lo acclamasse come un dio, perché sapeva bene che era semplicemente un angelo mandato da Dio: Ap. 22:6,8-9. È chiaro che i due passi (Ap. 19:9-10 e Ap. 22:8-9) escludono qualsiasi possibilità di culto agli angeli come anche ai santi morti. In Matt. 4:10 e Luca 4:8, Gesù chiarisce come ogni culto deve essere reso solo a Dio; in pratica, ogni forma di culto deve essere reso al Creatore soltanto e non anche alla creatura.

I teologi cattolici sostengono di non offendere Dio con il culto degli angeli e dei santi defunti; dichiarano che esso sia semplicemente un culto di venerazione, differente da quello reso a Dio di adorazione. Innanzitutto i passi: Matt. 4:10 e Luca 4:8 rivelano come in realtà il culto è unico e non ve ne sono di due o più tipi e soprattutto che deve essere reso solo a Dio che lo si voglia chiamare adorazione, venerazione o quant’altro. Ma se esistono due tipi di culto, adorazione e venerazione, come poteva Giovanni con la sua esperienza, l’ispirazione ricevuta, le rivelazioni e visioni a lui concesse, incappare in un errore simile? Ovvero come poté rendere all’angelo un culto di adorazione, anziché di venerazione? E come poteva, poi, dopo il rimprovero, in Ap. 19:10, ripetere lo stesso errore, in Ap.22:8-9, una seconda volta dopo che era già stato ammonito dall’angelo?

Inoltre, che avrebbe dovuto dire o fare per ritrovarsi nel culto di adorazione, anziché in quello di venerazione, secondo i teologi cattolici lecito? Egli non lo acclamò come Dio, o come un dio, perché sapeva bene che era un angelo (e la sua esperienza cristiana e il fatto che era stato testimone oculare del ministero di Gesù, non potevano aver lasciato Giovanni in una condizione di ignoranza e ingenuità), ma, invece, gli portò riverenza, onore, e ringraziamento per l’opera compiuta (da parte di Dio) riguardo alle visioni e rivelazioni all’apostolo medesimo date.

Egli, prostrandosi all’angelo, lo volle onorare e dimostrò riverenza e ringraziamento, molto di meno di quanto oggi dichiarasi faccia ogni buon cattolico verso tutti i santi defunti, la Madonna, e gli angeli, venerandoli, invocandoli, ecc.. Ma l’angelo non accettò tale comportamento e atteggiamento nei suoi riguardi e venne dichiarato per ben due volte, e in due occasioni, che solo Dio poteva essere adorato e che perfino solo Lui poteva essere onorato e ringraziato per ogni cosa; l’angelo dichiara che egli era solo un servo di Dio come lo erano i fratelli spirituali di Giovanni, i profeti, ecc..

Se la Chiesa Cattolica osa dire che è lecito quanto si fa con il culto agli angeli e ai santi defunti, e che ciò non è adorazione ma venerazione (come se ci fosse, ai fatti e nella sostanza, qualche differenza tra l’una o l’altra) e che nessun cattolico, pure il più ignorante dell’argomento, prostrandosi e venerando la Madonna, ecc., erra entrando nel culto di adorazione, come si può credere che Giovanni abbia invece agito così? Se quello che fece Giovanni fu ritenuto sbagliato, figuriamoci quanto possa esserlo di più quello che i cattolici fanno nei confronti dei loro santi, della Madonna, ecc., che va ben oltre.

Oggi si invoca la Madonna, padre Pio, ecc., si chiede a loro ogni sorta di cose e di aiuto, li si onora e si porgono a loro infinite preghiere; la Madonna viene chiamata: ‘la Regina del cielo’, ‘la Regina dell’universo’, ‘la Regina degli angeli’, ‘Madre Santissima’, ‘Madre di Dio’, ecc., e le si dedicano rosari interi in ogni parte del mondo, feste, e quant’altro.

La Chiesa Cattolica favorisce tali culti abominevoli e li ritiene leciti e graditi da Dio. Ma se tutto ciò è lecito davanti a Dio, cosa fece Giovanni per meritarsi il rimprovero da parte dell’angelo? Egli non considerò l’angelo come Dio, o come un dio, anche perché se pure avrebbe potuto errare così esageratamente la prima volta, sarebbe inspiegabile come Giovanni avesse potuto sbagliare nuovamente nello stesso modo, per una seconda volta, dopo la prima ammonizione.

Egli, semplicemente, preso dalla situazione, chiaramente non comune, si lasciò andare in una sorta di ringraziamento verso l’angelo, prostrandosi ai suoi piedi, ma ciò venne ritenuto un male, nei confronti di Dio, da parte dell’angelo, perché questi pur essendo un essere spirituale più elevato dell’uomo, rimane pur sempre un servo di Dio come tutti i santi vivi sulla terra e le anime dei credenti in cielo.

Oggi avviene molto di più di quanto fece Giovanni, il quale a sua volta, era almeno giustificato dalla circostanza, fuori dal comune, che rese lui passibile a emozioni e sentimenti non del tutto controllabili. Non c’è differenza tra adorazione e venerazione; quale differenza dovrebbe esserci cari teologi cattolici? Queste differenti terminologie, culto di ‘Latria’ per Dio, culto di ‘Iperdulia’ per la Madonna, e culto di ‘Dulia’ per i santi defunti canonizzati e gli angeli, sono pure e fantasiose invenzioni umane, filosofiche e pagane.

Secondo le Sacre Scritture, esiste un unico culto e per servire unicamente il Dio Creatore di ogni cosa. In Atti 10:25-26 è scritto che Cornelio si inginocchiò per onorare Pietro, ma questi non glielo permise e non accettò. Cornelio non lo acclamò come Dio, o come un dio, ma solo come uomo di Dio, eppure lo scrittore ispirato degli Atti (Luca) scrive: “Ma Pietro lo rialzò dicendo: <Alzati, anch’io sono uomo!>”. Cornelio voleva mostrargli semplicemente un onore che all’uomo non è dovuto e che non è lecito avere, in quanto creatura e non Creatore.

Quanto allora ci può essere, e c’è di più errato, nell’atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti del culto reso ai santi e agli angeli, che maliziosamente, e del tutto ipocritamente, definiscono col termine di venerazione, credendo che così facendo possano, in qualche modo, sfuggire al significato dato al termine ‘culto’ nella Bibbia (Matt.4:10; Luca 4:8), dividendo, appunto, il culto in due diverse tipologie.

I teologi cattolici dicono che si entra nell’adorazione quando, compiendo un culto nei confronti di un determinato essere, umano o angelico, lo si consideri Dio o un dio, ma se il significato vero del verbo adorare, nella Bibbia, è realmente solo questo e non racchiude, invece, molteplici altri atteggiamenti di devozione, ringraziamento e onore, come poté Giovanni adorare, in questo senso, l’angelo con la sua esperienza cristiana, con l’ispirazione avuta da Dio, oltretutto sapendo di avere di fronte solo un angelo e non Dio? Anche i pellegrinaggi ai vari sepolcri di santi defunti, che i teologi cattolici sponsorizzano al popolo cattolico, sono cosa abominevole per Dio.

L’Arcangelo Michele disputò col Diavolo riguardo al corpo di Mosè (Giuda v. 9), proprio, perché questi (il Diavolo), certamente, avrebbe voluto fare del sepolcro di Mosè una meta di pellegrinaggio per sviare il popolo, ma tale luogo, con ragione fu nascosto da Dio (Deut. 34:6). Difatti, Mosè era un personaggio così rilevante che il suo corpo senza vita avrebbe potuto creare tutto ciò. Dio non abita in templi costruiti da mani d’uomo: Atti 17:16,24-25; Atti 7:47-50; Isaia 66:1-2. Se Dio affermò, che la sua presenza o dimora era nel tabernacolo, fu perché esso conteneva l’arca del patto (la testimonianza dei dieci comandamenti su due tavole di pietra era contenuta nell’arca del patto), inoltre, perché tale tabernacolo era ordinato direttamente da Dio, secondo il modello del tabernacolo celeste, dove Gesù si trova attualmente: Esodo 25:40; Ebrei 8:1-5; Ebrei 9:11-12; Ebrei 9:24-25.

Se viene menzionato che il tempio di Salomone anch’esso fosse, secoli più tardi, la dimora di Dio, era semplicemente perché esso conteneva l’arca dell’alleanza o del patto, e la sua costruzione interna, riguardante il servizio a Dio, era secondo il tabernacolo precedente. Nell’arca Dio aveva impresso il suo Santo Nome; i suoi comandamenti erano scritti su due tavole di pietra contenute dall’arca. Non era a motivo del tempio di Salomone o per la costruzione in sé che il nome di Dio vi era impresso; vediamo come in 1 Re 8:1-11 e 2 Cronache c. 5 è raccontato come la gloria del Signore entrò nel tempio in concomitanza del posizionamento in esso dell’arca dell’alleanza.

A Pentecoste ci fu la discesa dello Spirito Santo sulla comunità cristiana a Gerusalemme (Atti 2:1-4). La discesa dello Spirito Santo sui credenti fu preceduta da due segni: il primo fu un suono come di vento impetuoso che soffia, il secondo furono delle lingue come di fuoco. Probabilmente una nuvola di fuoco che li sovrastava si divise in modo da formare delle lingue come di fuoco che scesero su ciascuno di loro. Nuvola e fuoco avevano accompagnato la manifestazione della presenza divina all’inizio della dispensazione della legge (Esodo 40:34,38).

Del fuoco era sceso dal cielo sul sacrifico inaugurale, a dimostrazione che Dio aveva accettato il tabernacolo come suo santuario e durante il regno di Salomone avvenne lo stesso per il tempio: Lev. 9:24; 2 Cronache 7:1-3, in questo modo investiva tabernacolo e tempio come luoghi messi da parte perché Egli potesse manifestare la sua presenza in Israele in modo continuo e permanente. L’apparizione di lingue ‘come di fuoco’ a Pentecoste rivela l’esistenza di un nuovo tipo di santuario o di tempio, quello umano, attraverso il quale Dio manifesta la sua presenza. Il segno del ‘fuoco’, nel giorno di Pentecoste, annunziò chiaramente che il vecchio tempio, tra l’altro prossimo alla distruzione per opera di Tito (nel 70 d.C.), non era più necessario.

Il santuario dell’attuale dispensazione, con la morte e resurrezione di Cristo Gesù e la discesa dello Spirito Santo, si sarebbe realizzato dovunque, uomini e donne, pieni dello Spirito Santo, si sarebbero radunati in pieno accordo per permettere a Dio di operare nella loro vita: Matt. 18:20; Efesini 2:20-22.

Oggi, secondo le Sacre Scritture, il tempio di Dio è il corpo del credente rigenerato, e lo è anche la Chiesa di Cristo, intesa come unione di credenti perché lo Spirito di Dio abita in loro: 1 Corinzi 3:16-17; c. 6:19-20; 2 Corinzi 6:16. La Chiesa di Dio, di Cristo Gesù, è ovunque vi siano i credenti riuniti nell’adorazione; anche in una semplice casa come avveniva molto frequentemente ai tempi degli apostoli (1 Corinzi 16:19; Colossesi 4:15), purché vi siano i credenti riuniti nel nome del Signore (Matt. 18:20).

Secondo le Sacre Scritture, Dio va adorato, in Spirito e verità, in ogni luogo con vera fede e vocazione, non nei templi pagani dedicati ai più svariati santi defunti, fatti diventare per il popolo pagano cattolico come degli dèi (Giov. 4:23-24; Matt. 18:20). Dio, come più volte ribadito, detesta l’idolatria e la superstizione. 1 Timoteo 2:5-7; se l’apostolo Paolo avesse creduto che c’erano innumerevoli intercessori, mediatori (milioni per i cattolici) fra Dio e gli uomini, perché scrisse che ce n’era uno solamente? (leggere anche 1 Giov. 2:1; Ebrei 7:24-25; Ebrei 9:24; Giov. 14:6,13-14; Giov. 15:16; Romani 8:33-34; Efesini 5:20).

Gesù è l’unico intercessore per l’uomo, proprio il Cristo, vero uomo e vero Dio, glorificato e asceso al cielo. Paolo per rinforzare la tesi, secondo cui c’è un solo mediatore, intercessore fra Dio e gli uomini, fa un paragone preciso e solenne: “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo”.

In pratica, come c’è un solo Dio, così c’è un solo intercessore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo. È importante notare come Paolo dica: “Cristo Gesù uomo”, ovvero, Cristo Gesù come Dio, ma anche come uomo (infatti, è asceso al cielo con un corpo glorificato, e così pure ritornerà, secondo le Scritture)è l’unico intercessore; Egli può esserlo perché è Dio e uomo nello stesso tempo. Inoltre, Egli è Onnipotente, Onnisciente e Onnipresente, in quanto Dio.

Egli è mediatore anche come uomo, annullando così qualsiasi altro ipotetico mediatore cattolico umano. Nessun uomo può avere le peculiarità divine per poter essere un altro mediatore.

Quindi, come non ci sono tanti dèi o dii, ma uno solo così non possono esserci tanti intercessori o mediatori, ma solo uno, Cristo Gesù uomo-Dio. Se l’angelo non accettò che Giovanni gli si prostrasse davanti per adorarlo, come possiamo pensare che i veri santi defunti possano accettare tale culto nei loro riguardi che supera di gran lunga quanto fece Giovanni nei confronti dell’angelo? Ap. 19:9-10; Ap. 22:8-9.

La verità è che ogni forma di culto, sia con onore, sia con preghiere che con ringraziamenti, ecc., deve essere offerto solo a Dio e unicamente per mezzo del nome di Cristo Gesù. Solo Dio, il Creatore, è degno di lode, gloria e adorazione.

Non si dimentichi che Gesù definisce il popolo dei salvati un ‘piccolo gregge’ confrontato col gregge dei dispersi, dei condannati: Luca 12:32; Luca 13:23-24; Luca 18:8; Matt. 7:13-14.

La Chiesa Cattolica (e i suoi simili) assicura la salvezza a molti attraverso i propri sacramenti e la purificazione in purgatorio. In realtà, non è così. Si ottiene, dunque, secondo le Sacre Scritture, una massa di ‘cristiani’ non cristiani che, in quanto tali, verranno giudicati e condannati, e non salvati. Il vero credente ha piena fiducia e fede solo in Dio e si rivolge in preghiera e con invocazioni esclusivamente a Lui: Salmo 73:25-26.

Possiamo rispondere alla domanda: “perché non dev’esserci il culto dei santi defunti, degli angeli e delle immagini?” Sì, e per i seguenti motivi che elenco, secondo quanto è chiaramente scritto nelle Sacre Scritture, in modo sintetico:

1) Perché Dio vieta, tassativamente e ripetutamente, di prostrarsi davanti a immagini e sculture, e lo fa soprattutto nel secondo comandamento del decalogo biblico; è vietato prostrarsi davanti a loro e soprattutto di rendere a loro, o attraverso di loro, qualsiasi tipo di culto (Esodo 20:4-6; Deut. 5:8-10).

2) Perché Dio proibisce d’invocare gli spiriti o anime dei defunti, credenti o non, santi o non, e specialmente pregarli, venerarli, fare loro richieste d’aiuto e quant’altro (Isaia 8:19-20; Lev. 19:31; Lev. 20:6; 1 Samuele 28:7-20).

3) Perché Gesù è l’unico mediatore, intercessore fra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2:5-7) e perché non è stato dato altro nome per mezzo del quale i credenti possano essere salvati (Atti 4:12). Egli può essere intercessore perché è Onnipotente, Onnisciente, Onnipresente; le anime dei defunti, non lo sono. Inoltre, Cristo Gesù uomo-Dio è il solo che ha risolto con il suo sacrificio il problema del peccato ed è quindi il mediatore anche del nuovo patto.

4) Perché gli angeli, le anime dei ‘santi’ e la Madonna non sono Onnipotenti, Onniscienti, Onnipresenti; quindi, non avendo tali peculiarità divine, non possono essere degli intercessori, né in modo diretto, né in modo specifico.

5) Perché Dio richiede assoluta devozione a Lui (“Non avere altri dèi oltre a me”); Egli solo può essere invocato e adorato (Deut. 5:7; Esodo 20:3; Matt. 4:10; Luca 4:8; Ap. 19:10; Ap. 22:8-9; Colossesi 2:18-19; Luca 11:27-28).

“Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Luca 11:28).

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