Cure tempestive, ai primissimi sintomi, nei pazienti con Covid-19, per ridurre il rischio dell’aggravamento e dell’ospedalizzazione.
Consigli utili…

Il contenuto del presente documento viene formulato soprattutto (e, dunque, non del tutto) sulla base delle indicazioni, aggiornate, dal Ministero della Salute (Covid-19, nuova circolare del Ministero aggiorna le linee guida per le cure domiciliari), come da Circolare Ministero Salute 26 aprile 2021 – Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2, aggiornata al 26 aprile 2021.
N.B. I suggerimenti, contenuti nel presente documento, sono da intendersi, unicamente, a scopo informativo, in quanto solo il medico competente, come più volte, qui, sarà precisato e ribadito, dovrà, a seconda del caso specifico, assumere, in tutta diligenza e perizia, le decisioni in ordine alle terapie da effettuarsi al paziente affetto da Covid-19.
La Covid-19 è una malattia infettiva (causata dal virus Sars-CoV-2) che dev’essere affrontata, nel proprio domicilio, già ai primissimi sintomi, evitando così, in molti casi, un peggioramento verso una forma più grave e, dunque, l’eventuale ospedalizzazione.
Vediamo ora, in n. 10 punti, e secondo i più recenti protocolli in materia, quali sono, attualmente -secondo la letteratura scientifica, odiernamente, a disposizione- le accortezze e i farmaci ‘domiciliari’ che il medico di medicina generale dovrebbe prevedere nel paziente con infezione da Sars-CoV-2:
1- La diagnosi precoce è fondamentale.
Di estrema importanza è somministrare la corretta terapia già nelle primissime fasi dell’infezione da Sars-CoV-2.
E’ necessario, ove si accusino i primi sintomi influenzali:
–fare immediatamente il tampone anti Covid-19, senza lasciar passare, inutilmente, altri giorni, evitando, dunque, la circostanza di un’eventuale diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 quando, questa, si sia già consolidata;
-che, a seguito di una positività, il medico di medicina generale si attivi, con tempestività e diligenza, per il da farsi.
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2- I parametri clinici che si devono valutare al proprio domicilio.
La pulsossimetria domiciliare, valutata a riposo e dopo sforzo, è un modo utile per valutare la saturazione di ossigeno nel sangue permettendo di identificare, precocemente, in chi è affetto da Covid-19, eventuali livelli bassi di ossigeno intercettando, tempestivamente, la necessità per il paziente dell’ossigenoterapia e/o dell’ospedalizzazione.
Altro parametro di facile valutazione domiciliare è la frequenza respiratoria volto a intercettare un’eventuale tachipnea (respirazione rapida e superficiale, ovvero più di 20 atti respiratori al minuto nell’adulto). E’ necessario, inoltre, avere un adeguato stato di nutrizione e di idratazione.
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3- L’attenta valutazione del caso specifico.
Poiché ogni paziente presenta una propria storia clinica, una propria sintomatologia conseguente anche all’eventuale presenza di altre patologie, le terapie farmacologiche del protocollo (in materia Covid-19) devono essere adattate (sia in ordine a eventuali controindicazioni, sia in ordine a eventuali interazioni con farmaci, dal paziente, già assunti cronicamente) allo specifico caso del paziente affetto da Covid-19.
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4– Come gestire, al proprio domicilio, i sintomi influenzali nei pazienti affetti da Covid-19.
Per quanto il paracetamolo (ovvero la comune ‘Tachipirina’), antipiretico e analgesico (ma senza capacità antinfiammatorie e antiaggreganti, oltre che potenzialmente mascherante i sintomi, i quali possono, dunque, non essere diagnosticati, senza dimenticare che, ad alti dosaggi, è nefrotossico ed epatotossico), sia suggerito, da molti protocolli, come una scelta raccomandabile e sicura per la gestione precoce dello stato febbrile, e in generale dei sintomi influenzali, nei pazienti Covid-19, i farmaci antinfiammatori non steroidei -FANS- (Acido Acetilsalicilico, Ibuprofene, Nimesulide, Celecoxib, ecc…) hanno (oltre ad avere un potere antipiretico e antidolorifico) per l’appunto, anche un potere antinfiammatorio e sono, dunque, oltre che efficaci per i sintomi influenzali del Covid-19 (anche per la febbre non molto alta…), potenzialmente utili nel contrastare la tempesta citochinica proinfiammatoria generata dall’infezione Sars-CoV-2, comportando anche un generale controllo dell’aggregazione piastrinica (a seguito del loro, seppur, in alcuni casi, solo modico potere antiaggregante) coinvolta nell’innesco delle microtrombosi diffuse e, dunque, con la relativa conseguente riduzione del rischio di peggioramento dei sintomi respiratori (caratteristica, questa, che è peculiare nei pazienti moderatamente e/o gravemente affetti da Covid-19).
La Covid-19 è una malattia influenzale capace di poter scatenare una reazione infiammatoria incontrollata con polmonite e danni vascolari e d’organo, per cui i FANS possono fare la differenza a condizione di essere usati fin dai primi sintomi.
I farmaci antinfiammatori FANS, come predetto, vanno assunti ai primissimi sintomi, a stomaco pieno (ed, eventualmente, a un dosaggio ridotto), 2-3 volte al giorno, con la contestuale, e temporanea, assunzione di un inibitore di pompa protonica (gastroprotettore).
Il pesante quadro infiammatorio e ipercoagulativo che caratterizza i casi più gravi è, molto probabilmente (o almeno in molti casi), la conseguenza di un accumulo di eventi non accuratamente (o addirittura per nulla) trattati già a partire dalla primissima fase dell’infezione da Sars-CoV-2, un periodo variabile in cui la sola ‘vigile attesa’ al proprio domicilio (ovvero il mero costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente), raccomandata da molti protocolli, non può essere sufficiente a prevenire l’eventuale aggravamento della malattia Covid-19.
A seconda dei sintomi accusati dal paziente con Covid-19, possono, inoltre, risultare utili gli anticongestionanti, gli antistaminici, e i sedativi della tosse.
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5- Quando è raccomandata l’ossigenoterapia, e/o l’ospedalizzazione, in un paziente con Covid-19.
L’ossigenoterapia è raccomandata quando la frequenza respiratoria supera i 20 atti respiratori al minuto (nell’adulto) e la SpO2 è uguale o inferiore al 92% o al 90% in pazienti con BPCO, in aria ambiente.
Il ricovero è necessario quando i segni vitali diventano instabili, o quando la SpO2 diminuisce rapidamente, ma anche quando, alla somministrazione di O2, il paziente risulta essere scarsamente sensibile.
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6- Eventuale trattamento antivirale, al proprio domicilio, per i pazienti che hanno contratto il Sars-CoV-2.
La somministrazione di terapia antivirale non viene raccomandata a domicilio.
Farmaci come lopinavir, ritonavir, idrossiclorochina o clorochina, sarebbero inefficaci e, dunque, non raccomandati per il trattamento di pazienti con infezione da Sars-CoV-2.
L’unico antivirale che sarebbe efficace contro l’infezione da Sars-CoV-2 è il Remdesivir (un inibitore della RNA polimerasi virale RNA dipendente con attività inibitoria in vitro contro SARS-CoV-1 e MERS-CoV), ma adatto, unicamente, per i pazienti ospedalizzati con polmonite in fase iniziale (esclusi i pazienti che necessitano di ossigeno ad alto flusso o ventilazione meccanica non invasiva o ventilazione meccanica o ossigenazione extracorporea a membrana).
Vi sono gli anticorpi monoclonali (farmaci costosi e, attualmente, da assumere per via endovenosa tramite flebo, richiedendo, dunque, la somministrazione in ambiente ospedaliero), i quali sembrano essere molto efficaci, ma, anch’essi, soprattutto se assunti nella primissima fase dell’infezione da Sars-CoV-2.
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7- La profilassi antitrombotica, domiciliare, nei i pazienti con Covid-19.
L’infezione da Sars-CoV-2 può essere molto debilitante potendo, spesso, costringere i pazienti a letto per molti giorni aumentando, così, il rischio di eventi tromboembolici, specie nei soggetti a rischio.
Per cui, i pazienti con Covid-19, ove costretti a letto, e con la contestuale presenza di sintomi respiratori acuti, potrebbero trovare beneficio, anche a scopo preventivo (soprattutto per prevenire il tromboembolismo polmonare), dall’assunzione di eparina (a prescindere dalla gravità clinica, nel paziente ad alto rischio tromboembolico andrebbe, in ogni caso, assunta), dovendosi, accuratamente, valutare le controindicazioni e le eventuali interazioni con farmaci antiaggreganti/anticoagulanti, eventualmente, già, cronicamente, assunti dal paziente.
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8- Quando è utile somministrare, al proprio domicilio, i cortisonici ai pazienti con Covid-19.
La maggior parte dei pazienti Covid-19 che restano al proprio domicilio non è, verosimilmente, grave, quindi l’uso di cortisonici è ivi limitato.
Siccome le forme più severe di malattia Covid-19 sono il risultato di una reazione eccessiva del sistema immunitario al virus stesso, inclusa la tempesta di citochine e l’insufficienza multiorgano, l’uso di farmaci cortisonici, in grado di inibire la risposta immunitaria e di spegnere, conseguentemente, l’infiammazione (che l’eccessiva risposta immunitaria scatena), può produrre importanti benefici nel controllo della malattia (ad es. il desametasone ha mostrato una riduzione dei decessi per Covid-19 di un terzo nei pazienti con ventilatore e di un quinto in quelli con ossigeno) in pazienti con moderate o severe disfunzioni polmonari che richiedono assistenza respiratoria.
Tuttavia, i pazienti che si trovano in una fase iniziale dell’infezione, e che non abbiano seri sintomi respiratori, possono, verosimilmente, essere svantaggiati dalla somministrazione di cortisonici proprio perché inibiscono la risposta immunitaria al virus favorendone, dunque, la sua replicazione (e, dunque, la progressione dell’infezione) e le sue conseguenze a ciò legate, per cui non andrebbe mai iniziata entro i primi giorni dall’esordio dei sintomi.
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9- Quando è indicato somministrare, al proprio domicilio, antibiotici ai pazienti con Covid-19.
Gli antibiotici non devono essere prescritti, a domicilio, a meno che non vi sia un forte sospetto clinico di una superinfezione batterica durante l’infezione da Sars-CoV-2 (ad es. ricomparsa di febbre dopo un periodo di defervescenza e/o evidenza radiologica di polmonite di nuova insorgenza e/o evidenza microbiologica di infezione batterica), in quanto non raccomandata e per giunta inefficace.
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10- Integratori alimentari utili nella prevenzione e nella cura (come coadiuvanti) della malattia Covid-19.
Diversi studi riportano un’associazione tra basse concentrazioni sieriche di 25-idrossivitamina D (il principale metabolita circolante della vitamina D) e aumentata suscettibilità alle infezioni acute del tratto respiratorio. In diversi studi, la carenza di vitamina D sarebbe stata riscontrata essere più frequente nelle forme severe di Covid-19.
In alcuni studi si sarebbe, inoltre, dimostrato che l’integrazione di vitamina D riducesse il rischio e/o la gravità di infezione acuta delle vie respiratorie.
Oltre all’integrazione di vitamina D, sarebbe utile anche l’assunzione di vitamina C, di zinco, e di Probiotici specifici.
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N.B. Articolo redatto (alla data della sua pubblicazione del 21-09-2021) sulla base delle conoscenze, ad oggi, disponibili dalla letteratura scientifica.
N.B. Si ritiene doveroso precisare che successivamente alla pubblicazione del presente articolo, potrebbero, a fronte di nuove scoperte, essere, parzialmente, modificati i protocolli di terapia per il paziente affetto da Covid-19.
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*N.B. Per altri articoli, di Stefano Ligorio, sul tema Covid-19, Vaccinazione anti Covid-19, e Green Pass, clicca qui.
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N.B. Stefano Ligorio, in ambito di tematiche mediche, è anche autore di un libro dal titolo: ‘La Strana Malattia: Come prevenire, diagnosticare, e curare, l’ansia (ansia sociale, ansia generalizzata e ansia somatizzata) e la depressione (depressione maggiore e depressione cronica -distimia)’, ma anche di: ‘Il Cancro -Vademecum- (Guida Pratica alla Prevenzione e alla Cura del Tumore Maligno)’.
N.B. Stefano Ligorio è anche autore di un libro dal titolo: ‘IL RISARCIMENTO NEL PROCESSO CIVILE -errori da evitare, e rimedi esperibili– (Guida Pratica alla luce del Codice Civile, del Codice di Procedura Civile, e della Giurisprudenza in materia)’.
Data: 21/09/2021.
utile…molto
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Grazie per l’apprezzamento…😊
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